Dalla Redazione

La verità rende liberi

Da cronaca a crociata: il rapporto tra stampa, città e Catanzaro Calcio mentre la squadra dei record insegue il sogno-promozione
A Giovanni l’evangelista fu chiaro poco più di duemila anni fa: la verità rende liberi. Ovviamente l’apostolo non era mai stato a Catanzaro. Se si fosse fermato solo qualche giorno nella nostra città – c’è da giurarci – avrebbe immediatamente ritrattato. In questa Pandora al centro della Calabria, la verità sembra esistere appositamente per fare prigionieri, creare ostaggi, servire le menzogne più evidenti. Le vicende del calcio a Catanzaro sono in proposito emblematiche.

La verità è che una società chiaramente in difficoltà – nata immacolata grazie al “Lodo Petrucci” e pesantemente condizionata da gestioni fallimentari già pochi mesi dopo – ha dato vita al progetto tecnico più interessante e vincente degli ultimi decenni. La squadra di Auteri è prima in classifica con la preziosa certificazione di 51 punti conquistati sul campo; gioca, vince, a volte addirittura entusiasma. Persino le sconfitte, certamente fisiologiche in un lungo campionato, sembrano imputabili più a una giornata storta che a una reale superiorità dell’avversario.
Questa è la verità che oggi dovrebbe renderci liberi. Liberi di esultare per una rete o un punto guadagnato sulle inseguitrici. Liberi di essere finalmente come quei tifosi che – in città sicuramente non più ricche della nostra – sentono garantito l’oggetto della loro passione da dirigenze attente e competenti. Liberi di sperare che a promozione acquisita qualcuno intraveda nel Catanzaro l’opportunità di coltivare un business gratificante, sano e profittevole.
E invece cosa succede? La cronaca diventa facilmente crociata, e la verità una freccia da piantare nel petto del nemico di turno, si chiami Colao oppure Aiello… in fondo non ha molta importanza. Non è mai una questione personale, è sempre e soltanto una questione di piccolo, minuscolo potere. Solo così si spiegano gli attacchi incrociati di queste settimane perpetrati a mezzo stampa. Se è vero che l’articolo 21 della nostra costituzione tutela la manifestazione del pensiero, è altrettanto vero che la memoria e l’intelligenza tutelano ognuno di noi da chi le garanzie dell’articolo 21 le piega ai propri risibili scopi.
Secondo alcuni professionisti dell’informazione cittadina – gli stessi che a un passo dalla scomparsa della vecchia US predicavano tranquillità e serenità neanche fossero inviati del Dalai Lama – questa società sarebbe sull’orlo del baratro economico finanziario. Citano “fonti attendibili”, forniscono cifre esatte, raccontano i dettagli di trattative (ovviamente fallite) per il passaggio di quote societarie.
Tutto vero, probabilmente. Anzi, quasi sicuramente. Ma la verità parziale non è una verità. Se si omette di raccontare come e perché il Catanzaro sia diventato un buco nero di capitali, se non si spiegano le ragioni che hanno trasformato in pochi anni una società per azioni in una macchina di debiti, se le stesse “attendibili fonti” di cui sopra non riferiscono delle guerre intestine che allontanano chiunque pensi solo di avvicinarsi all’effecì, non si può pretendere che palesi conflitti d’interesse passino inosservati. E non si può convincere il lettore che certi articoli siano scritti per amore della verità o – più prosaicamente – per “il bene del Catanzaro”. 

Nella scorsa estate, solo la disponibilità delle casse comunali ha consentito l’iscrizione del Catanzaro al campionato di quarta serie. Ogni contribuente catanzarese, volente o nolente, appassionato tifoso o indifferente spettatore, è diventato, quantomeno moralmente, azionista dell’Effecì. Si tratta di una clamorosa opportunità per il presidente Aiello, che ora deve sentirsi legittimato a giocare la sua partita a carte scoperte. A lui deve essere chiesto il chiarimento decisivo. Se lo ritiene necessario, faccia un elenco di chi in questi 11 mesi ha bussato alla sua porta reclamando crediti maturati più o meno legittimamente nel corso di questi anni. Produca una valutazione patrimoniale del bene di cui è proprietario al 75 percento. Disegni un percorso chiaro che renda netto il taglio con il passato. Costruisca pareti di vetro intorno all’Effecì: niente segreti, nessuna sorpresa. Poi parli al sindaco, e se non sarà sufficiente parli alla città, direttamente, senza inutili e dannosi intermediari. Se alla città sarà rimasto un po’di amor proprio, non mancherà il sostegno.

È troppo bello godere della classe di Longoni, del cuore di Corapi e Benincasa, delle tattiche di Auteri e di tutto quanto succede in campo… per non continuare a farlo.

FS 

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