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Una squadra frizzante, le poltrone da lasciare e gli inviati di Rai Tre

L’editoriale di Francesco Ceniti

Tre giornate di C1 sono volate via rapidamente dopo un’attesa durata dodici anni. Tutto è accaduto in fretta, quasi un contrappasso rispetto alle lunghe stagioni che si concludevano con delusioni cui facevano sèguito attese interminabili cariche di speranze, poi mortificate da nuove amarezze. Ora tutto questo è passato: si gioca in Terza serie (anche se a leggere i nomi delle squadre partecipanti al campionato sembra di essere rimasti in C2 e questo dovrebbe spingere tutti, dirigenza e tifosi, a non accontentarsi di una promozione a tavolino) e lo stadio ha raddoppiato le sue presenze abituali (da 3/4 mila a circa 7.000).
Ma, come sottolineava un trio di cantanti evergreen, si può dare di più. Per carità, nessuno mette in discussione l’amore del popolo giallorosso (negli occhi abbiamo ancora lo spettacolo del Ceravolo pieno in una calda, in tutti sensi, domenica di giugno). Solo che ci piacerebbe vedere più fatti e meno parole da parte di chi giura amore eterno, ma poi la domenica sceglie la poltrona di casa. Questo invito, dunque, è rivolto a loro. E state sicuri che non vi pentirete delle scelta. Sì, avete anche voi ragione. Per tanti anni siete stati gabbati, pagando il biglietto per assistere a spettacoli indecorosi. Quest’anno non è così. Certo, la squadra non è ancora rodata al cento per cento, la condizione atletica di molti uomini è migliorabile, il carattere irascibile porta ad espulsioni in abbondanza (chi di rosso ferisce, di rosso perisce. Vero, Braglia?), prende troppi gol (anzi, gollonzi), ma già lascia intravedere uno spirito nuovo. Pressing a tutto campo, formazione compatta e corta, gioco di buona fattura e un Corona d’applausi. E qui la domanda sorge spontanea: era così difficile prendere negli anni passati un attaccante degno di questo nome? Possibile che gli espertoni passati da Catanzaro non avessero capito che per vincere un campionato occorre una punta prolifica? Misteri del calcio, resta il fatto che per un paio di lustri ci sono state rifilate mezze tacche e giocatori di belle speranze (Totò direbbe: mi faccia il piacere). Grazie di cuore, quindi, ai vari Gervasi, Pirro e Cavallaro. Senza dimenticare la gestione Soluri-Mauro, con Gregorio in veste di direttore generale capace di dare fiducia niente meno che a Libro e Acampora.

Ma ritorniamo a noi. Insomma, tifosi scettici: ritornate allo stadio (10 mila persone a partita è una quota da Catanzaro) perché questa volta ne vale la pena. E poi, siamo convinti, che già da quest’anno (magari con un innesto importante in difesa) si possa puntare a qualcosa d’importante (scriviamolo pure: serie B). Non solo, la società attuale va aiutata con tutti i mezzi. Saremo noiosi, ma il ripescaggio è frutto del loro lavoro di risanamento economico e non certo dal blasone di una squadra che stava rischiando di fare la fine dei vecchi nobili decaduti (soppiantati dalle nuove generazioni che si chiamano Melfi, Rutigliano, Vittoria…). Quindi, una mano al cuore (rosso) e un’altra al portafogli (giallo, anche se come colore per un portamonete non è il massimo).

Domenica la nostra squadra va a Foggia, una trasferta non certo proibitiva (se si esclude Rai Tre Calabria: troppo distante la Puglia per mandare un inviato, meglio accontentarsi, sempre se arrivano le immagini, di un giornalista locale. E poi non si può mica sguarnire la redazione di Cosenza per una partita di C1…). Sulla carta sono due formazioni che prediligono il calcio offensivo, questo non vuol dire che la gara sarà ricca di gol. Magari terminerà 0-0, ma noi speriamo d’iniziare a raccogliere i frutti del lavoro seminato da Braglia. La gara con i satanelli e la successiva sfida di Viterbo sono un banco di prova importante per i giallorossi. Un successo esterno darebbe ancora maggiore entusiasmo a tutto l’ambiente. Anche perché i veri valori del campionato inizieranno a venir fuori solo verso novembre. Nella passata stagione, ad esempio, il Crotone partì di botto (cinque vittorie consecutive) per poi perdersi per strada senza neppure arrivare ai play off (la cosa ci ricorda un’altra storia che aveva come protagonista un certo Bitetto, ma non rammentiamo i particolari). Insomma, le volate lunghe quasi sempre non pagano. Ma neppure quelle lente. Quindi il Catanzaro è chiamato a far punti nelle prossime due gare. E magari il ritorno al Ceravolo sarà salutato da un pubblico sempre più numeroso. Con buona pace delle poltrone (e della Rai).

Autore

Francesco Ceniti

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