Catanzaro Night News

Catanzaro: – ultima chiamata – l’editoriale del Direttore Francesco Ceniti

  Due o tre cose da dire intorno a quel che resta del Catanzaro


1) Negli ultimi 20 anni non abbiamo mai avuto una società in grado di pagare gli stipendi con puntualità. Con l’eccezione, forse, della prima gestione Mancuso. Nonostante questo nessun giocatore, pur tra mille mugugni, si era mai sognato di non presentarsi all’allenamento. Figuriamoci l’intera squadra. Perché è accaduto adesso? Noi facciamo un’altra domanda ai soci di minoranza Soluri e Bove: chi avanza soldi da chi? E soprattutto questi soldi sono messi a bilancio? Il mutuo deve essere uno e non 50 sparsi per le tasche di ex calciatori e dirigenti. Gli stessi, guarda caso, che hanno collezionato due retrocessioni di fila in C1, una non iscrizione, un lodo bruciato in pochi mesi e tre stagioni dove le poche luci espresse sul campo sono state offuscate da un mare di letame piovuto dal’alto. Insomma, chiedere a chi rappresenta la continuità col passato di farsi da parte è troppo? Qual è il vostro compito all’interno della società? Chi garantite? Certo, se siete ancora al vostro posto lo si deve anche ai troppi che preferirebbero far affondare la barca (come purtroppo già è successo nel 2006) pur di non lasciarla ad altri. A questi individui, che siano politici o tifosi (o peggio entrambe le cose), suggeriamo una bel club con dentro Poggi, Parente, Soluri, Pittelli, Coppola e naturalmente Gianni Improta. Dite che è troppo?

2) Siamo primi in classifica. Da soli. Perché di punti ne abbiamo fatti 41: grazie ancora Pittelli, Soluri e Bove (che si è messo in un qualcosa più grande di lui sbagliando soprattutto nel rilevare le quote da Pittelli). Di Aiello dirò più avanti. Ora parliamo dei giocatori. Se tutti quelli che in Italia avanzano due mensilità decidono di non scendere in campo, la domenica resterebbero aperti quattro cinque stadi. Non scherziamo: giusto difendere i proprio diritti, ma ci sono modi e modi. Le proprie ragioni vanno spiegate, magari s’inizia con un bel comunicato letto dal capitano, poi con15 minuti di ritardo su un allenamento e via in crescendo se i patti non sono rispettati. Ma qui quali patti non sono stati rispettati? Ci sono cose che non si possono raccontare? E quanti giocatori avanzano soldi dalle passate stagioni? Signori miei non prendiamoci in giro: senza andare troppo in là nel tempo, ci sono squadre che non hanno visto un euro per l’intero campionato (ad esempio Crotone, Pro Patria, Ascoli) ma hanno continuato a giocare alla grande. Anche perché, a differenza degli operai in cassa integrazione, i contratti dei calciatori sono tutelati dal fondo di solidarietà. Insomma, magari in ritardo ma i soldi prima o poi li prendono. Certo, quelli nei contratti depositati, perché il nero…

3) Il presidente Aiello ha iniziato l’avventura nel Catanzaro con il piede sbagliato: comunicati fumosi e poco coerenti, ma soprattutto è stato parte in causa in una iscrizione arrivata ai tempi supplementari che ha mandato in frantumi la pazienza dei tifosi (quelli genuini, cioè la maggior parte). Detto questo, mi sembra che meriti almeno una chance se non altro per aver dimostrato di sapersi scegliere i collaboratori: Pitino, Ceravolo junior e Auteri hanno messo su con pochi soldi una squadra unita (e lo sciagurato sciopero ne è purtroppo una conferma) e in grado di vincere il campionato. Per fare questo, però, occorre presidente Aiello un ulteriore sforzo: un taglio netto con il passato. La cacciata di Improta (vergognoso richiamarlo dopo quello che ha combinato negli ultimi mesi di vita del 1929) non basta. Se vuole davvero riconquistare i tifosi e pensare di guidare una società normale, deve fare piazza pulita. Fuori Soluri-Bove e con loro tutti quelli che grazie al Catanzaro, di riffa o di riffa, hanno avuto molto più di un squadra per cui tifare. O così oppure chiudiamo per sempre il Ceravolo. Che di figure maleodoranti, per usare un eufemismo, negli ultimi anni ne abbiamo collezionate così tante che al confronto una discarica profuma di nuovo.

p.s. Qualcosa forse sta cambiando davvero: a Poggi e Parente è stato permesso di buttare nel cesso 77 anni di storia. Il 2 gennaio 2010, nonostante pioggia e vento, la parte sana della tifoseria ha detto basta a questo schifo. Meglio tardi che mai.

Francesco Ceniti

Autore

Salvatore Ferragina

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