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Rammarico… che parola!

L’analisi tattica, e non solo, di Catanzaro-Benevento

Documento senza titolo

di
Massimiliano
Raffaele

CATANZARO
– Rammarico: modo, atto del rammaricarsi. Amarezza, afflizione. Così
lo Zingarelli spiega il significato di questa parola che oggi ha governato
i cuori e le menti di tutti gli abitanti del pianeta giallorosso al termine
di Catanzaro-Benevento, partita che ha offerto spettacolo e che comunque ha
visto i ragazzotti di Braglia superare brillantemente il test nonostante il
pari.
Il primo tempo da favola non è bastato agli undici in maglia rossa (finalmente
con i numeri gialli!) a mettere KO un Benevento che non ha assolutamente impressionato.
I sanniti, a parte le belle parate di Lotti, non hanno fatto altro che guardare
ad occhi sgranati le giocate di Re Giorgio Corona (oggi addirittura capitano)
e dei suoi cavalieri. Il Catanzaro, dal fronte opposto, ha giocato un buon calcio,
ha fatto vedere ottime trame e ha strappato anche qualche applauso.
Il 3-4-3 di mister Braglia è un modulo pieno di sorprese, che ti propone
sempre qualcosa di nuovo e soprattutto che non t’aspetti (chiedere a Tchangai
per avere delucidazioni al riguardo). Ma è un modulo anche rischioso
che se non applicato alla perfezione, specialmente in fase difensiva, può
diventare un’arma a doppio taglio. Oggi il Catanzaro ha sbagliato una
sola volta, una dormita generale della difesa che ha permesso a Poziello di
realizzare il gol del momentaneo 1 a 1. Le pedine del reparto arretrato analizzate
singolarmente vanno anche bene, ma devono essere registrate meglio nel più
breve tempo attuabile, possibilmente prima di domenica prossima, quando allo
“Zaccheria” di Foggia si combatterà l’ennesima battaglia.
I giallorossi si sono mossi come al solito: difesa a tre che diventa a cinque
in fase di copertura, centrocampo ben piazzato, grazie anche all’esperienza
di Mauro Briano, e attacco con tasselli interscambiabili e gli esterni che oggi
hanno giocato più alti rispetto a Corona.
Analizziamo i quattro gol. Il vantaggio delle Aquile arriva all’ottavo
minuto. Calcio di punizione vicino alla bandierina del calcio d’angolo
battuto da Alfieri, colpo di testa di Zappella e palla in rete. Molto bravo
il “samurai” ad anticipare i due difensori sanniti.
Il momentaneo 1 a1 l’abbiamo già commentato, resta soltanto da
aggiungere una nota di merito a Poziello per il gran controllo di palla che
gli ha permesso di battere più facilmente Lafuenti.
Il 2 a1 è figlio della caparbietà giallorossa. Toledo e compagni
guadagnano tre calci d’angolo uno dietro l’altro, l’ultimo
è quello decisivo. Parabola di Alfieri, mischia in area e correzione
in gol con un colpo di testa di Corona.
Il 2 a 2 finale è un regalo che piove dal cielo. Calcio di punizione
inesistente, tre deviazione sulla conseguente battuta e palla nel sacco: superfluo
ogni tipo di commento.
Tirando le somme emerge qualcosa di statistico ma non solo. Il Catanzaro oggi
ha realizzato due gol di testa, entrambi su calcio da fermo. Anche con la Vis
Pesaro il gol del momentaneo 1 a 0 era stato realizzato sempre di testa e sempre
su calcio da fermo. Nasce spontaneo un plauso agli schemi di mister Braglia.
Dei rigori non dati è meglio non parlarne.
Per concludere una tiratina d’orecchi a chi continua a fare delle critiche
(è giusto farle ma non sempre) il proprio credo. Oggi c’è
chi se l’è presa con Braglia, chi con Alfieri, chi con Milone,
chi con Pastore, chi con Machado, chi con Lafuenti… Tutti hanno giocato
bene, ma non è questo ciò che preme dire. Cari amici, ricordiamoci
una cosa importantissima: se un giocatore indovinasse tutti i passaggi, fosse
veloce, rimanesse sempre attento, facesse sempre gol, stesse sempre in campo
in modo diligente, di certo non giocherebbe in C1! È questo che dobbiamo
capire. La nostra categoria anche se superiore alla “quarta serie”
non si chiama perfezione. Qui si sbaglia e anche tanto. Chi vuole vedere solo
spettacolo accenda Sky e sgranocchi qualche buon pop-corn.

 

Autore

Massimiliano Raffaele

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