A volte ritornano…

La disaffezione continua: l’analisi di Massimo Saverino sui mali del Catanzaro
Forse sarebbe più giusto dire che a Catanzaro ritornano sempre. Tempo di appassionarsi ad una squadra e puntualmente vieni tradito dalla solita manfrina. Nessuna guerra di comunicati stavolta, ma basta una pesante sconfitta a Isola del Liri e ti accorgi che il tempo del prato fiorito è forse già passato. Sito internet, Oasi degli Aquilotti, qualche rivendita di biglietti d’ingresso allo stadio allestita in provincia, lo stop agli ingressi di favore ed un briciolo di comunicazione in più non hanno tappato quelle falle che da decenni ci portiamo dietro. Insieme a tutti quei personaggi che continuano a salire sulla giostra del Catanzaro Calcio, facendo il buono e cattivo tempo (soprattutto il secondo) a proprio piacimento, con la connivenza di tutti coloro i quali fingono di volere bene ad una creatura che non più tardi di tre mesi fa era sul letto di morte, nonostante la sua giovanissima età.

Siamo oggi stanchi di dover rafforzare un concetto oramai ridondante nei discorsi di coloro che continuano a disertare lo stadio: fino a quando intorno al Catanzaro ci saranno i soliti noti, nessuna alba prenderà il posto di questa buia mezzanotte! Non è colpa di Aiello, intendiamoci. Ma diventerà colpa sua qualora nella veste di Amministratore Unico non riuscirà a fare pulizia di quell’ingombrante passato che impedisce a chiunque liberamente voglia avvicinarsi al Catanzaro Calcio di farlo senza dover dare conto a coloro che hanno investito tre soldi. E che, per gli stessi tre soldi, hanno portato la società sul baratro del secondo fallimento in appena tre stagioni.

Una bella squadra quella allestita da Pitino, Ceravolo ed Auteri, ma ristretta nella rosa. Ecco perché, ad appena due mesi dall’inizio del campionato e con una invidiabile e decisamente migliorabile posizione di classifica, bisognerebbe gettare le basi per una campagna invernale di rafforzamento che possa permettere di sopperire ad eventuali infortuni e squalifiche certe. Ma ci sono i presupposti per dare seguito a questo piccolo ed interessante progetto di inizio stagione? Domenica scorsa in terra laziale il Catanzaro è stato inesistente e non solo sul piano del gioco. In campo NON E’ MAI SCESO né con la testa, né con il cuore (che tra l’altro non serve se non in casi sporadici e del tutto eventuali).

Una squadra che finora aveva macinato gioco e risultati anche contro avversari ben più quotati. Allora cosa è successo ? Una semplice giornata no? Certo ci può stare. Anche le corazzate hanno dei passaggi a vuoto. Ma siamo a Catanzaro e le voci, soprattutto quelle messe in giro dai soliti noti, corrono rapide e riempiono i discorsi della gente in mezzo la strada. E non vorremmo che domani il capitano o chi per lui dica: “No tranquilli è tutto a posto. Vedrete che già dalla prossima tutto tornerà come prima”. Non siamo pronti per gustare l’ennesimo brodino, autunnale o invernale che sia, prima delle bastonate primaverili che puntualmente si prendono. Non siamo pronti ad assistere all’ennesima commedia con il finale scontato. Non siamo più disposti a dare credito gratuito a nessuno, fosse anche uno sceicco arabo che investe milioni di euro in un progetto chiamato Catanzaro Calcio.

La diserzione silenziosa di tutti coloro che non accettano questo “coma farmacologico” perdurerà fino a quando le sconfitte sul campo non arriveranno solo ed esclusivamente per una evidente superiorità dell’avversario. La diserzione continuerà fino a quando non verrà restituita quella dignità sportiva che ha caratterizzato il glorioso passato giallorosso ed ha reso fiero un popolo della bandiera fregiata con l’aquila reale. La diserzione di coloro i quali sono additati come “gufi” continuerà e rimarrà indifferente ad ogni tentativo di riavvicinamento, fino a quando non si rivedrà una squadra che possa lottare e conquistare sul campo una promozione VERA, fino a quando in campo non si vedranno degli atleti che penseranno solo a dover giocare e non a dover inscenare una guerra di nervi per ottenere quanto doverosamente chiesto. Il disertore non guarda in faccia nessuno, perché non ha nulla da perdere e nulla da farsi perdonare e nulla da ripagare, è amante sincero, sanguigno, passionale ed innamorato solo del suo Catanzaro. Solo un punto di vista, nessuna presunzione. E soprattutto nessun pregiudizio nei confronti di chi con amore sincero si è riavvicinato alle sorti del nostro bistrattato Catanzaro.

Massimo Saverino

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