La Striscia

PRIMATO E RECORD, ORA SIAMO LA CAPOLISTA

Mosciaro e Longoni stendono il Barletta e Auteri eguaglia Domenicali

Ed anche questa è fatta! Il Catanzaro di Auteri, Aiello e Pitino conquista meritatamente il primo posto della graduatoria.

Quei maledetti tre punti di penalizzazione gridano ancora vendetta. Specialmente se pensiamo a come sono arrivati e se pensiamo che chi ce li ha lasciati in dote è ancora imperterrito al proprio posto. La rabbia è tanta.

Con la vittoria di oggi, la sesta consecutiva, il Catanzaro eguaglia il record della squadra di Longo e Domenicali nel primo anno di “lodo”. Con tre punti in più avrebbe potuto dare un netto segnale di forza in termini di graduatoria.

Si poteva essere a quattro punti dalla seconda. Si potevano distanziare rispettivamente di sette e dieci punti squadre come Cisco e Juve Stabia, accreditate per la vittoria finale al pari del Catanzaro. Ora è il momento di lasciare da parte i se e i ma. Parliamo di alcune certezze che non possono essere messe in discussione.

Chi in questo momento vorrebbe parlare solo di calcio deve avere pazienza, ma è necessario non dimenticare. Le presenze di oggi allo stadio, condizionate anche dal tempo inclemente, sono state da “record”.

Mi spiego meglio: ho virgolettato record perché da due anni e mezzo a questa parte, cioè da quando gli scempi societari l’hanno fatta da padroni, le presenze si sono attestate sulle 2000-3000 unità, con picchi di cinquemila nel derby con il Cosenza e ottomila ai play off con il Pescina.

La stragrande maggioranza della tifoseria non partecipa. I motivi? La società deve essere una società e la non chiarezza, o meglio l’inutilità di alcune presenze nella stessa (Soluri che fa? Bove chi l’ha visto?), non contribuiscono a garantire affidabilità. Solo questa affidabilità farebbe capire al tifoso assente che stavolta il campionato te lo puoi giocare sul campo e non nelle stanze delle ricapitalizzazioni, degli stipendi da pagare e delle collette diventate una moda a Catanzaro.

C’è la necessità assoluta che Aiello, attuale Amministratore, capisca che se oggi la classifica ride è solo grazie alla sua scelta dei quadri tecnici e ai suoi investimenti per mandare avanti da solo la baracca.  E’ necessario che comprenda e risolva velocemente le situazioni negative poco chiare, soprattutto fuori dal manto erboso, prima che sia troppo tardi e prima che i pescecani mordano mortalmente.

Non deve capirlo solo Aiello. Bisogna che lo afferrino anche i due-tremila affezionati di oggi. Prevenire è meglio che curare e, viste le esperienze passate, la prevenzione dovrebbe essere un obbligo.

Ora veniamo a ciò che è successo oggi.

Il clima di festa annunciato grazie al gemellaggio delle due tifoserie è andato avanti come da routine. Prima della partita barlettani a braccetto con i catanzaresi, giri di campo insieme, cori e striscioni di sostegno reciproco nel nome di un’amicizia che dura nel tempo.

Per noi quarantenni molto sentito è stato il minuto di raccoglimento nel ricordo di Massimo Mattolini. Brava la società ad averlo chiesto alla Lega. Molto bello è stato anche lo striscione esposto in curva per ricordare un calciatore degli anni gloriosi del nostro Catanzaro.

Il Barletta era sceso al Ceravolo senza alcun timore reverenziale. Dopo i primi dieci minuti con gli uomini di Auteri a menare le danze, i pugliesi hanno pian piano alzato il baricentro e hanno occupato tutto gli spazi del campo costringendo i nostri difensori a un gioco diverso: il lancio lungo per scavalcare il centrocampo.

Durante il primo tempo il Catanzaro ha anche rischiato di capitolare ma, come a Vibo, la fortuna è stata dalla nostra parte e il Barletta ha sprecato davanti a Vono alcune facili occasioni.

L’analisi del primo tempo dal punto di vista tecnico può essere sintetizzata dal fatto che i pugliesi, oltre a correre e aggredire bene gli spazi, hanno sfruttato anche la poca lena degli uomini in casacca giallorossa, troppo bloccati nel mantenere la posizione. In particolare Di Cuonzo sulla destra e Unniemi insufficiente nella fase difensiva. Le azioni più pericolose dei barlettani, infatti, sono nate nella fascia di competenza dell’ex gelese.

Nella ripresa la musica è cambiata. Auteri ha voluto sbilanciare ancor di più il Catanzaro rischiando la carta Longoni al posto del deludente Unniemi. Ha sistemato la difesa a quattro schierando sulla carta un 4-4-2 che, nella realtà, era un 4-2-4.

Mossa azzecatissima quella dell’inserimento di Longoni. In entrambi le reti, l’argentino ci metteva lo zampino. Sull’azione che avrebbe portato al rigore realizzato da Mosciaro, serviva un assist al bacio all’attaccante cosentino, steso un difensore di Sciannimanico. La seconda rete era tutta sua grazie a un gran destro che s’infilava imparabilmente sulla destra del portiere Di Masi.

Messo al sicuro il risultato, Auteri inseriva Corapi al posto di Mosciaro che in settimana aveva avuto qualche disturbo fisico. Il Catanzaro gestiva tranquillamente la vittoria che significava il primato solitario.

Di negativo c’era solo l’espulsione di Bruno per doppia ammonizione.

Non ricordo da quanti anni il Catanzaro non era primo in graduatoria. Ora speriamo di mantenere questo primato sino alla fine perché di play off non vorrei neanche sentirne parlare. Ma non dimentichiamo cosa ho scritto nella prima parte di questa striscia perché, purtroppo, Catanzaro è una città che dimentica troppo facilmente. Il “premio” dato in questi giorni a chi ha fatto scomparire l’US CATANZARO 1929, ne è una prova evidente e clamorosa.

Serve una società nuova, composta da dirigenti nuovi che parlino solo di calcio. Serve a noi, serve a tutti per cancellare tetri ricordi. Costi quel che costi.

SF

Autore

Salvatore Ferragina

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