Nuova Cartellonistica turistica per la Notte Piccante

Tra le visite guidate che si terranno nell’ambito de “La Notte Piccante”, che quest’anno si terrà sabato 26 settembre, ci sarà anche quella dedicata alla scoperta dei tre colli di Catanzaro. Una delle molteplici finalità dell’evento, infatti, è quella di  promuovere e valorizzare il centro storico  cittadino. Nell’ambito di questo programma, l’Assessorato al Turismo, guidato da Roberto Talarico, oltre a realizzare fattivamente la “Notte Piccate” ha pensato bene di dotare la città di una cartellonistica turistica ad hoc. Dopo aver realizzato i pannelli e i relativi percorsi turistici per palazzi, chiese e monumenti, ha installato dei cartelli indicati i tre colli sui quali è sorta la Catanzaro medievale. Lo scopo è quello di far rinverdire e far conoscere alle vecchie e nuove generazioni, nonché ai turisti, il territorio catanzarese con il suo patrimonio storico, artistico e ambientale. I testi redatti dall’Architetto Oreste Sergi raccontano la storia millenaria dell’antica città dei tre colli.  Quando, dall’età normanna in poi, Catanzaro, diverrà la Capitale della Calabria e darà avvio ad una sorta di espansione urbanistica in cui i quartieri si disporranno lungo la superficie altimetrica irregolare del monte Triavonà le cui tre quote, progressivamente salienti e corrispondenti ai tre colli rappresentati nello stemma civico (incastonato nel petto dell’aquila imperiale), conservano, la memoria visiva e storica di una ripartizione ecclesiastica ed amministrativa che fa riferimento ai tre grandi quartieri, S. Giovanni, Vescovato e S. Trifone, ai quali facevano capo i diciotto “ristretti” parrocchiali medievali che rimasero tali fino all’evento disastroso del terremoto del 1783.
L’abitato situato a 320 metri sul livello del mare, proprio perché di origine medievale si stende con struttura raccolta e rete viaria alquanto irregolare sul Triavonà.  Lo sperone roccioso è delimitato da profonde valli percorse ad est dal torrente Musofalo e ad ovest dalla Fiumarella (l’antico fiume Zaro), che più a valle confluiscono assieme.
A nord-ovest è collegato da uno stretto istmo al Monte Pezzano (l’odierna altura dell’Osservanza), aperto verso lo Jonio su alte balze, tra le quali dalla breve pianura detta Piede della Sala, oltre la meridionale Porta di Mare sale l’antica strada maestra della città. Le tre quote progressivamente salenti del Triavonà, corrispondenti ai tre colli rappresentati nello stemma civico sono:

  • San Trifone (oggi San Rocco) è il colle che si incontra provenendo dal quartiere marinaro della città. Ha un’altezza di 295 mt., anticamente qui era posizionata l’antica Porta Marina la principale per giungere al centro storico. Da questo colle, dal rione Bellavista è possibile vedere il panorama dei quartieri sud della città e dell’intero Golfo di Squillace.
  • Del Vescovato (oggi Duomo) è in posizione intermedia rispetto agli altri due colli ad un’altezza di 343 mt. Sulla sua sommità è posizionato il Duomo (l’antica cattedrale Normanna eretta nel 1121), su questo colle è costruito l’antico borgo medioevale della città in cui si snodano i vicoli detti “coculi” e le strettisime vie del centro storico.
  • Del Castello (oggi San Giovanni) è il colle posizionato in posizione più alta a 380 mt. circa. Qui era costruito l’antico castello Normanno, oggi divenuto complesso monumentale San Giovanni. A questo colle è collegato il famoso Ponte di Catanzaro che permette l’accesso al colle dall’antica Porta di Pratica.

Proprio dall’alto dei tre colli, la città antica estende il suo sguardo tra i due mari, lo Jonio e il Tirreno che racchiudono il lembo di terrà più stretto d’Italia: l’Istmo di Catanzaro.

Monte Triavonà ~ Colle di S. Trifone o di S. Rocco

Sito del quartiere “Grecìa
 (Altitudine 295 s.l.m.)

 

La città di Catanzaro, dall’età normanna in poi darà avvio ad una sorta di espansione urbanistica in cui i quartieri si disporranno lungo la superficie altimetrica irregolare del monte Triavonà le cui tre quote, progressivamente salienti e corrispondenti ai tre colli rappresentati nello stemma civico, conserveranno, fino ad oggi, la memoria visiva e storica di una ripartizione ecclesiastica ed amministrativa che fa riferimento ai tre grandi quartieri, S. Giovanni, Vescovato e S. Trifone, ai quali facevano capo i diciotto “ristretti” parrocchiali medievali che rimasero tali fino all’evento disastroso del terremoto del 1783. Appartenevano al quartiere di S. Trifone le parrocchie di: S. Maria e Ognissanti, S. Tecla, S. Pantaleo di Zaro, S. Barbara, S. Nicola Favatà, S. Maria di Cataro.

Il “S. Trifone” o “S. Rocco”, colle meridionale del Triavonà, racchiude urbanisticamente il nucleo di fondazione dell’antico quartiere Grecìa. Questo toponimo, conservato in alcuni abitati di fondazione altomedievale, tra cui Catanzaro e Santa Severina, indica il nucleo originario della città di fondazione bizantina situato a sud-est dell’attuale centro storico, all’interno del quale è ancora percepibile l’antica trama viaria e sono individuabili i siti delle prime chiese dai titoli greci. Il nucleo abitativo mantiene tutt’oggi il carattere edilizio prettamente “popolare”, eccezion fatta per alcuni palazzi di costruzione sette-ottocentesca limitrofi al complesso seicentesco (chiesa, convento e oratorio) del convento di S. Maria del Carmine, già dei Padri Carmelitani Calzati, ma si attesta, soprattutto, quale nucleo arabo il quale, pur non avendo elementi di datazione certi, potrebbe risalire alla presenza islamica documentata dall’occupazione del territorio nel corso del X secolo e da permanenze, nel quartiere e nei rioni limitrofi della Vallotta e di S. Barbara, sia linguistiche che architettonico-urbanistiche. Se, da una parte, la denominazione “S. Trifone” è legata ad un antico culto al santo martire patrono della città montenegrina di Cattaro, introdotto in origine probabilmente da fuggiaschi di etnia slava, dall’altra, la denominazione “S. Rocco” è connessa alla costruzione, nel 1565, dell’omonimo convento delle monache terziarie domenicane che al santo pellegrino, compatrono di Catanzaro, dedicarono la chiesa conventuale come voto di ringraziamento per aver preservato la città dalla pestilenza del 1562.

Monte Triavonà ~ Colle del Vescovato

Sito della Cattedrale
 (Altitudine 343 s.l.m.)

 

La città di Catanzaro, dall’età normanna in poi, darà avvio ad una sorta di espansione urbanistica in cui i quartieri si disporranno lungo la superficie altimetrica irregolare del monte Triavonà le cui tre quote, progressivamente salienti e corrispondenti ai tre colli rappresentati nello stemma civico, conserveranno, fino ad oggi, la memoria visiva e storica di una ripartizione ecclesiastica ed amministrativa che fa riferimento ai tre grandi quartieri, S. Giovanni, Vescovato e S. Trifone, ai quali facevano capo i diciotto “ristretti” parrocchiali medievali che rimasero tali fino all’evento disastroso del terremoto del 1783. Appartenevano al quartiere del Vescovato i ristretti di: S. Pancrazio, S. Maria de Meridie, S. Nicola Coracitano, S. Biagio, S. Nicola Malacinadi, S. Maria de Figulis, S. Stefano de Malphitanis quest’ultima, in origine, antica sinagoga ebraica.

Il “Vescovato”, colle centrale del Triavonà, rappresenta urbanisticamente il polo cultuale della città normanna dove nel 1121 sarà eretta la grande mole della Cattedrale dell’Assunta e dei santi Pietro e Paolo. Quest’ultima sorge sul colle centrale con un orientamento est – ovest su quello che i catanzaresi chiamano, da sempre, il ‘Vescovato’, identificando, con tale denominazione, non certo l’attiguo palazzo vescovile, bensì il Duomo, quale sede preposta della Cattedra del Vescovo. Il colle del Vescovato, pertanto, rappresenta storicamente il centro vero e proprio di un disegno urbanistico che costituisce la successione stratificata di secoli di urbanizzazione di un’area che ha mantenuto, anche dopo i bombardamenti del 1943, il suo aspetto sacro. Il ‘Vescovato’ normanno fu localizzato in posizione strategica rispetto al resto dell’agglomerato urbano, in quanto si collocava nel punto mediano della città intorno al quale si concentravano le più importanti realtà commerciali e religiose. Oltre a rappresentare, infatti, uno dei tre poli di maggiore rimando rispetto a quelli del castello, con la porta di Terra o dei ‘Vescovi’ e del largo di S. Trifone, con la porta di Mare o ‘Granara’, il “Vescovato” si configurò, sin dall’epoca medievale, quale contesto a cui fecero capo alcuni aggregati cultuali, spazi d’uso di diversi gruppi etnici di immigrati compresenti e già documentati nella città del Duecento.

Monte Triavonà ~ Colle di S. Giovanni
Sito del Castello
(Altitudine 380 m. s.l.m.)

 

La città di Catanzaro, dall’età normanna in poi, darà avvio ad una sorta di espansione urbanistica in cui i quartieri si disporranno lungo la superficie altimetrica irregolare del monte Triavonà le cui tre quote, progressivamente salienti e corrispondenti ai tre colli rappresentati nello stemma civico, conserveranno, fino ad oggi, la memoria visiva e storica di una ripartizione ecclesiastica ed amministrativa che fa riferimento ai tre grandi quartieri, S. Giovanni, Vescovato e S. Trifone, ai quali facevano capo i diciotto “ristretti” parrocchiali medievali che rimasero tali fino all’evento disastroso del terremoto del 1783. Appartenevano al quartiere di S. Giovanni i ristretti parrocchiali di S. Giorgio, S. Angelo de Siclis, S. Nicola di Morano, SS. Basilio e Menna, S. Maria de Plateis.

Il “S. Giovanni”, colle nord del Triavonà, rappresenta urbanisticamente il polo politico-militare su cui in età normanna troverà allocazione il castellum dei Loritello. Quando alla fine del ‘400 il castello fu diroccato, sull’area di quest’ultimo,  di cui oggi rimane parte delle mura medievali e cinquecentesche, sorse la chiesa di S. Giovanni Battista alla quale seguì la costruzione dell’Ospedale di S. Giovanni di Dio nel XVI sec. e, nel ‘600, l’edificazione del convento dei PP. Teresiani o Carmelitani Scalzi. Dall’area del ‘S. Giovanni’ si dipartiva la bizantina via Mesa, percorso mediano che nei secoli successivi, fino all’età moderna, rappresenterà il primo tracciato di quella strada maestra che il D’Amato, nel 1670, chiamerà Capuana e che, attualmente, corrisponde al Corso G. Mazzini. L’importanza di tale strada trae origine dal fatto che il centro medievale di Catanzaro appartiene ad un tipo complesso a due dominanti affrontate, il castello e la Cattedrale normanna, congiunte da un sistema di tre strade orientate da nord a sud, la principale delle quali attraversa la piazza maestra seguendo la conformazione orografica del monte Triavonà. All’interno dell’abitato, costituito da case che girano sulle mura e sui costoni di roccia, corrono le tre succitate strade longitudinali che si dipartono dalla piazza del castello, oggi S. Giovanni, situata sul ripiano che lega il promontorio alla cam­pagna, e si riuniscono all’altro capo, quello di mezzogiorno, sul colle denominato S. Trifone o S. Rocco. Il quartiere di S. Giovanni veniva denominato dagli anziani la “parrera”, termine che indicava sia il terreno roccioso calcareo, sia, derivando da un termine francese, la cava di pietre.

 

Testi di Oreste Sergi

 

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Redazione

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