Giovanni Merante risponde a Eugenio Riccio

Prendo atto, con vivo stupore e profonda meraviglia che il cons. Riccio, capogruppo di Catanzaro nel Cuore, in questi mesi di esperienza politico amministrativa nell’amministrazione comunale di Catanzaro, ha studiato, e non poco, il latino. Lo ha studiato profondamente perché noto, sempre con maggiore stupore, un netto miglioramento intellettuale nella sua dialettica, memore fino a qualche giorno fa di qualche suo, già sporadico , intervento in Consiglio comunale, dove era evidente la mancanza di locuzioni ed epiteti latinizzanti o di sfondo letterario umanistico. Ma per tornare alla politica, parola che come Riccio, grazie agli studi di questi mesi saprà, deriva dal greco politikè (che attiene alla città) ed tèchnè (arte) e quindi amministrazione della cosa pubblica, reputo altamente fuori luogo ed illogica nel senso, la ventilata replica agli attacchi del movimento che rappresento in cons.comunale ed a quelli di Mimmo Tallini, che ricordo capogruppo del gruppo consiliare più numeroso del consesso civico. Riccio ed il suo movimento fanno politica, non so quanto la sappiano fare, ma, sicuramente, dal giorno prima l’apparentamento con la coalizione che sostenne Rosario Olivo, oggi quasi dissolta in numeri,  hanno appreso il “mestiere”, i mezzi per il raggiungimento di obiettivi, il compromesso. Lo hanno fatto ottenendo un assessorato nella giunta seppur l’elettorato catanzarese aveva loro assegnato un numero di consiglieri uguale a zero, lo hanno fatto dopo, ottenendo, sempre con metodi cencelliani ben incamerati nella mente, ottenendo deleghe dal sindaco per i consiglieri comunali che rappresentano il movimento in seno al consiglio, lo hanno fatto in questi due anni e mezzo di consiliatura, mettendo veti ed immaginando la politica come una rappresentanza mediatica, ma senza incidere sulla risoluzione di problemi che attanagliano la nostra città. Sembra quasi che la politica la facciano per passione, per i nostri figli, e come dicono per ridare lustro alla ns.città, togliendo prezioso tempo alle loro famiglie ed al loro lavoro, dimenticando, però, colpevolmente di non rinunciare alle copiose indennità di amministratori pubblici che mensilmente percepiscono. Ma probabilmente mi sbaglio, le avranno devolute ai bisognosi o ad istituti che fanno della solidarietà un obiettivo di vita.
Oggi la politica, non nel senso stretto del termine, la fanno ancora di più, oggi, che i numeri della maggioranza sono così esegui dal permettergli di ritagliarsi un ruolo di ago della bilancia limitando totalmente il ruolo del sindaco e del PD partito di maggioranza relativa della coalizione di centrosinistra.
E si, non vi è dubbio che la politica l’hanno appresa nel migliore dei modi, ma non per risolvere i problemi della città, semmai per annebbiare lo sguardo sul futuro dei cittadini con qualche festa “piccante” che molti soldi costa ai contribuenti catanzaresi. Il comune di Catanzaro non è lo stadio Ceravolo, è altra cosa, e questo gli amici di Catanzaro nel Cuore non lo hanno capito, portando inevitabilmente alla disfatta la coalizione di centrosinistra e Rosario Olivo, che per esperienza, dignità, curriculum politico ben altra sorte meritava nel suo nuovo ruolo di sindaco della città.  Ed allora mi rivolgo a Rosario Olivo: reggere una maggioranza con 21 consiglieri, rinunciando al ruolo propulsore di capo della coalizione non ha più senso se ogni decisione deve passare con il beneplacito dei “ragazzi della via Paal” (come li definisce Tallini). Sarebbe meglio rimettere il mandato e ripresentarsi al  voto degli elettori catanzaresi, anche per saggiare definitivamente i risultati amministrativi degli innumerevoli interventi attuati dal movimento civico “Catanzaro nel Cuore”.

 

Giovanni Merante
Capogruppo Di Democrazia e Centralità
Consiglio comunale di Catanzaro

Autore

Salvatore Ferragina

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