La Striscia

MISSION IMPOSSIBLE…o possibile?

Basta solo un minimo di volontà, ci vogliono i tre arbitri

A soli tre giorni dal debutto in competizioni ufficiali – con la sfida di Coppa Italia al Siracusa in programma domenica al Ceravolo – è tutti contro tutti in seno all’Fc Catanzaro.
Salvata dall’orlo del baratro meno di un mese addietro dall’incredibile ed umiliante colletta pubblica che ha visto scendere in campo Comune, Provincia, Camera di Commercio, Fondazioni cittadine ed imprenditori catanzaresi, la compagine societaria è oggi alle prese con le “incomprensioni” tra i suoi tre soci che rischiano davvero di mettere definitivamente in ginocchio quel poco di credibilità che ancora rimane agli occhi di un pubblico giallorosso ormai sempre più disilluso.
Come si è potuto giungere a tutto ciò? E, soprattutto, vale ancora la pena di seguire le vicende di una squadra di calcio e della sua società sovrastante che ogni giorno che passa riescono a fare sempre più rimpiangere l’idea che, forse, con il calcio professionistico (?) catanzarese, era meglio farla finita già lo scorso luglio?

LO SCONTRO IN SOCIETA’: Era sorto come un venticello maligno da parte di qualche troppo scrupoloso giornalista, scrupoloso sito e scrupolosi tifosi.

 In realtà, lo scontro esiste e, giorno dopo giorno, sta assumendo i contorni di una autentica guerra intestina che presenta anche dei caratteri francamente tragicomici quali quelli di vedere i tre soci ignorarsi a bella posta e mandarsi messaggi trasversali tramite terze e quarte persone davanti agli occhi di tutti.
La questione è così riassumibile: all’indomani della ricapitalizzazione pubblica ottenuta grazie alla mega-colletta, si pensava, da parte dell’ineffabile Sig. Aiello, che gli altri due soci, spremuti come limoni dalla precedente gestione lasciata nelle mani dell’indimenticabile Baronetto (e chi se lo dimentica uno che riesce a fare danni per oltre un ventennio?), si facessero leggermente più in là consentendogli di gestire a proprio piacimento, in considerazione del fatto che è stato proprio grazie ai suoi investimenti che si è riusciti in qualche modo a concludere il torneo e l’annata che sta per iniziare.

Così, estenuanti conclavi la maggior parte dei quali conclusi con altrettanto estenuanti (per i lettori) comunicati stampa, portavano alla decisione di spartirsi, di fatto, le quote azionarie lasciando nelle mani di Aiello – l’unico che forse avrebbe potuto spendere qualche Euro – la gestione societaria.
E così, Aiello, investito più dalla luce celeste (ricordate l’indimenticabile John Belushi dei Blues Brothers?) che da un Notaio e quindi dalla reale sostanza delle cose, ha cominciato a muoversi, con la delicatezza di un elefante in cristalleria e con la scarsa competenza tecnica provenientegli dal suo essere completamente estraneo al mondo del calcio, affidandosi mani e piedi al Gruppo Ceravolo ed ai suoi accoliti ed inserendo proprie pedine in posti niente affatto marginali, in una società calcistica moderna, dell’organigramma.

Dall’altra parte, Soluri – Bove è praticamente un sonnambulo che sembra attendere il compiersi degli eventi senza nemmeno avere la forza di dirigerli – resosi conto della voragine che si prefigura all’orizzonte entro la quale, stante così le cose, il Catanzaro sarebbe, a suo parere, destinato a cadere, ha cominciato a recalcitrare ed a fare pesare che, in definitiva, se il Catanzaro calcio ancora esiste il merito è molto più dei suoi buoni uffici con i maggiorenti catanzaresi piuttosto che dei proclami del calabro-piemontese capace di roboanti parole (“garantisco che il Catanzaro non sarà mai più umiliato”) ma di scarsi slanci economici.
E così, di cedere il passo – e parte delle quote azionarie – a Soluri (ed all’etereo Bove) non gli è più passato neanche nell’anticamera del cervello.

Facendosi forte anche delle primissime mosse non proprio da ricordare, del duo Pitino – Ceravolo Jr (quattro giovanotti di belle speranze ma dal discreto impatto economico in arrivo di cui almeno un paio dalle dubbie capacità agonistiche a fronte di nessuna cessione, neanche di coloro i quali pesano come macigni sulle casse societarie), l’attuale Presidente dell’Ordine dei Giornalisti calabresi, si sta mettendo di traverso rispetto all’idea simil-moggiana di Aiello adducendo – con i propri pochissimi confidenti – la motivazione che se si dovesse continuare così probabilmente la società giallorossa sarebbe destinata a non potersi gustare neanche il classico panettone natalizio.

COME SE NE ESCE? Stante così le cose, è evidente che la via d’uscita è ardua.

Da una parte c’è la disponibilità economica (comunque molto minore di quanto la si voglia sbandierare) di Aiello connessa alla sua furia iconoclasta che vorrebbe cancellare tutto e subito di ciò che era prima il Catanzaro per affidarsi al gruppo Ceravolo con tutti gli annessi e connessi. Dall’altra c’è Soluri (con Bove al guinzaglio) che, forte del suo maggiore sapere calcistico e di una indubbia migliore capacità di analisi, frena e propende per altra soluzione (ritorno di Gigliotti? ingaggio di Donnarumma?) nel tentativo di fare meno danni possibile ed offrire al Catanzaro una possibile scappatoia nel caso ci fosse qualcuno, un domani, intenzionato a rilevare una società non sommersa da debiti.  Si tratta davvero di un ginepraio, a tre giorni dal debutto ufficiale, senza precedenti.
Noi, tuttavia, una via ci permettiamo di suggerirla.
Dato che, comunque sia, l’incapacità della triade di gestire una cosa seria come il calcio a Catanzaro è conclamata, perché allora, come in tutte le partite di calcio, anche in questa, nel caso di episodi dubbi, non ci si rivolge all’arbitro?
Noi ne individuiamo almeno tre visto che ci sono stati un Sindaco, un Presidente della Provincia ed un Presidente della Camera di Commercio che, invece che arbitrare, hanno partecipato alle azioni più importanti della gara per il salvataggio del Catanzaro. Si contempli la possibilità di andare nuovamente da loro. Questa volta però non più per chiedere qualcosa, quanto per dare. E si consegni, senza indugi, la società.
Se sono stati capaci di cotanto sforzo per salvare la società (ma salvarla da cosa? E per cosa, se non per permettere ulteriori umiliazioni nel frattempo sprecando soldi pubblici?), saranno senz’altro capaci di trovare, essi stessi, la scappatoia ideale per questa situazione.
Magari cominciando a fare ciò per cui tutti noi li paghiamo: gestire quella cosa pubblica che ormai, grazie ai soldi della collettività, il Catanzaro è diventato.

E speriamo che nessun comunicato singolo o congiunto continui ad assillarci in questo caldo mese di agosto.

SF

Autore

Salvatore Ferragina

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