Nella speranza di vedere il mio Catanzaro per come lo sogno ogni notte

riceviamo e pubblichiamo

Spett.le Redazione,

vi scrivo perché, ormai da circa un mese, il mio amato Catanzaro mi ha tradito. No, non parlo di sconfitte sul campo e risultati da contestare, ma parlo dell’incresciosa situazione societaria che si è andata delineando dalla fine del campionato scorso fino ad oggi.
Personalmente ho aderito alla campagna “Diserzione per esistere”, un modo simbolico ma al contempo concreto per tramutare in fatti quelli che sono i miei pensieri su quanto visto in seno all’Fc Catanzaro, che negli ultimi tempi ha vissuto le pagine più nere della sua seppur breve storia.
Già lo sforzo di mandar giù l’amaro calice della scomparsa dell’Uesse era stato arduo, ora assistere ad una pantomima, ad una pagliacciata come quella della triplice conduzione della neonata Effecì mi lascia ancora più perplesso e stranito.
Avevamo chiesto cambiamenti radicali, volevamo un voltapagina definitivo dopo errori gestionali (voluti e involontari), dopo che i soliti personaggi, usciti dalla porta dell’Uesse sono rientrati dalla finestra dell’Effecì.
Invece è cambiato tutto per non cambiare niente: ancora una volta abbiamo dovuto assistere ad una umiliante colletta, ancora una volta il popolo giallorosso è stato additato di essere uno dei problemi dell’incompetenza gestionale altrui, ancora una volta siamo stati additati come contestatori senza dio solo perché chiedevamo di fare piazza pulita, anche tramite il fallimento, se questo fosse servito davvero ad allontanare definitivamente sedicenti tifosi in cerca di visibilità, personaggi dalla faccia più o meno pulita, gente che con il Catanzaro è riuscito a tirare a campare a discapito di una passione infinita.
Ancora una volta, però, ci ritroviamo nella medesima situazione “pre-colletta”, anzi semmai essa è pure peggiorata: nei quadri societari campeggiano in bella mostra i nomi di tifosi che, professionalmente parlando, poco hanno a che fare con la capacità manageriale necessaria ad una squadra di calcio.
In più, c’è una triade al comando in cui, con il 33% a testa ognuno dei soci potrebbe, dall’oggi al domani, sentirsi legittimato a dire la sua e ad imporre la propria visione, e poco conta il formale riconoscimento di Aiello come Amministratore Unico della società.
Ad oggi, poi, non è chiara la programmazione che la società vuole (vorrebbe) attuare, non è chiaro il budget di spesa disponibile e quindi l’obiettivo per cui il Catanzaro dovrà lottare.
Sia chiaro: non chiedo di vincere a tutti i costi il campionato, solo vorrei sapere cosa aspettarmi da questa stagione.
Due parole voglio poi spenderle su come, a mio avviso, si siano gestite male le posizioni di Pasquale Gigliotti e Nicola Provenza: per quanto riguarda il primo, durante tutta la stagione appena conclusasi è stato probabilmente l’unico punto fermo della società, dimostrando anche buone capacità.
Su Provenza, che può piacere o meno come tecnico, vorrei sottolineare come abbia dimostrato la sua professionalità in ogni momento del campionato e come si sia fatto amare da questa città per la schiettezza e la correttezza, doti tipiche di un Uomo con la “U” maiuscola. Mi rammarica profondamente il suo allontanamento.
Concludo con un altro appunto a questa società che è relativo alla confusione che regna sovrana in un settore giovanile praticamente inesistente: le risorse finanziarie ingenti investite sino ad ora non hanno sortito alcun risultato positivo, sintomo che la gestione è stata completamente sbagliata.
Nella speranza di vedere il mio Catanzaro per come lo sogno ogni notte, per quest’anno diserterò per esistere.

Fabio Argirò

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Redazione

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