La Striscia

FILM GIA’ VISTO E RIVISTO

I nodi sono arrivati al pettine, a chi giova continuare così?

L’ennesima disfatta per i tifosi giallorossi porta la data del sette giugno 2009 che va ad aggiungersi nella bacheca delle delusioni a quelle dei due play off con il Benevento e con il Sora e l’Acireale.

Come ben notate non metto dentro le altre delusioni patite dal Catanzaro negli anni che furono, ad esempio la Lazio di Monelli, il Verona di Mazzanti e anche le retrocessioni dalla A, alla B, perché là parlavamo di SOCIETA’ e non di queste accozzaglie che si sono susseguite in questi anni.

Sulla partita vista oggi voglio soffermami poco; che il Pescina è una squadra che gioca al calcio si sapeva, ma ricordavamo che anche il Catanzaro lo sapeva fare, se oggi ci siamo limitati solo ad un improduttivo possesso palla all’indietro e ai lanci lunghi di Di Maio che mi ricordava il calcio del mister “unodinoi” con Caccavale regista alla Krol, significa che anche il tecnico Provenza oggi qualcosa l’ha sbagliata.

Non mi va di buttare la croce sul tecnico per gli errori commessi in questi novanta minuti.

Mi preme ricordare che sino a quando il gruppo è stato coeso la squadra giocava il più bel calcio della C2, nel momento in cui sono uscite le prime pecche societarie qualcosa si è cominciato a rompere.

L’epilogo del cetriolo che tutti ci aspettavamo è arrivato oggi e se affermiamo che questo cetriolo è composto da un mix di errori fra società e conduzione tecnica, con notevole vantaggio per la compagine societaria non diciamo un’eresia.

E’ difficile scrivere di calcio oggi così com’è difficile capire il perché il Catanzaro ha giocato con lo stesso atteggiamento tattico della sfida dell’andata, il Pescina senza strafare ma giocando a calcio facendo goal casuali, tranne il primo, approda in finale e vi approda meritatamente.

Il Catanzaro si schiera con gli stessi uomini dell’andata, a nulla sono valse le prestazioni poco confortanti di alcuni uomini all’andata per vedere in campo chi in settimana aveva dimostrato di essere in palla, Armenise è andato in tribuna, mentre Frisenda per ottanta minuti circa ha assistito alla poco felice prestazione di Iannelli e Montellla.

Ma su Frisenda rientra in gioco la questione societaria. Non credo che un tecnico come Provenza  possa non vedere un calciatore di valore come il bomber Rino, c’è dell’altro, i ben informati dicono di un trasferimento rifiutato a gennaio e di qualche residuo della scorsa stagione ancora in ballo e da saldare, quindi come vedete è un cane che si morde la coda.

Una società forte avrebbe risolto il caso Frisenda che nel corso del campionato ha rappresentato un peso per il tecnico e anche per i tifosi che giustamente si chiedono come mai non è stato schierato; Averlo nella rosa paradossalmente e non per colpa sua, ha portato più danni che benefici.

Della partita riesco a scrivere poco.  Il Mancinelli fermo fra i pali, nell’occasione del terzo goal, è l’emblema del Catanzaro con il freno a mano tirato d’oggi.

Un Catanzaro che raramente è arrivato sulle ali e che mai ha verticalizzato per gli attaccanti, con i centrocampisti dediti più all’interdizione che alla costruzione e con i due terzini (tranne Montella in due occasioni) fermi dietro come Burnich e Facchetti dell’Inter di Helenio Herrera, ha dimostrato di voler giocare solo ed esclusivamente per il pareggio a nulla è valso passare in vantaggio, quando il Pescina era in bambola si doveva chiudere la partita e invece ci si è seduti e accontentati e la doccia fredda è servita.

Ma ora che fare?

Io fuori ho visto tifosi piangere, ma non ragazzini, con tutto il rispetto, tifosi con la T maiuscola che arrivano da lontano e che ancora una volta vedono svanire i loro sogni.

C’era una volta una frase che girava a Catanzaro, “i tuoi tradimenti non mi spezzeranno mai, più vivo più ti amo; ma mi chiedo e Vi chiedo:- vale ancora la pena vivere e amare questa squadra?

Vale ancora la pena illudersi? Vale ancora la pena sopportare sempre le stesse facce con il loro giocattolo in mano? Vale ancora la pena parlare di calcio a Catanzaro se da cinque anni appaiono, scompaiono e riappaiono sempre gli stessi personaggi?

Di nuovo abbiamo visto Aiello, riuscirà il calabrese emigrato al nord a compiere il repulisti atteso da tanti ma non voluto da pochi?

I precedenti non sono incoraggianti visto le esperienze passate dei tanti soggetti circolati a Catanzaro e spariti dopo i costosissimi giri alla giostra, ma una cosa è certa,  se ancora graviteranno gli stessi dirigenti e le stesse figure, se c’è voluto un campionato per vedere ottomila persone al Ceravolo, così rimanendo ci vorrà una vita per rivederne cinquecento.

Spetta a voi decidere, se dobbiamo continuare così, meglio lo “strumbo”, non vincere una C2 è un’onta, Cosenza (con tutti i suoi problemi) ci ha fatto scuola, Crotone pure, di Reggio non ne parliamo, ci manca Vibo che deve salutarci è poi il dado è tratto…però siamo il Capuologo, Provincia di Catanzaro, Capuologo della Calabria…consolatevi, consoliamoci.

SF

Autore

Salvatore Ferragina

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