Sviluppo dell’Istmo di Catanzaro. Cominciamo da una corretta denominazione.

riceviamo e pubblichiamo

Che l’ISTMO DI CATANZARO sia il baricentro regionale è un dato storico e geografico assodato. E’ tuttavia importante ribadirlo per far sì che tale consapevolezza giunga con crescente cognizione di causa presso gli ambienti politici che hanno il compito di riempire di contenuti concreti la vocazione di questa strategica area del Meridione e dell’intero Paese. Pertanto sono  apprezzabili lo sforzo e la produzione di idee generati in questi  ultimi tempi da diversi soggetti istituzionali e della società civile tendenti a promuoverne il dibattito. Anche la UST-CISL di Catanzaro è intervenuta nella discussione attraverso un ottimo contributo del suo segretario generale, Domenico Cubello, il quale ha posto l’accento sulla necessità di riaffermare la centralità della nostra provincia. Un ulteriore passaggio che riteniamo importante è quello in cui Cubello afferma il bisogno di “produrre un ulteriore sforzo di programmazione territoriale, di pianificazione e armonizzazione dei servizi, dei trasporti e dei relativi orari affinchè, in una visione unitaria, vengano superati i campanilismi”. Ci sembra una sollecitazione opportuna alla quale noi ci associamo e che ci consente, per di più,  di offrire un’occasione di riflessione allo stesso Cubello proprio sul medesimo tema dei campanilismi. Non c’è dubbio infatti che una parte dei ritardi accumulati dal nostro territorio siano addebitabili a beghe intermunicipalistiche, laddove sarebbe utile creare una comune programmazione e rispettare il ruolo e la vocazione di ciascuno. Partendo dal rispetto dei contenuti storico-geografici di un territorio, ivi compresi quelli afferenti al modo corretto di denominare luoghi, funzioni e circostanze. Per esempio non comprendiamo le ragioni per cui quando si vuol fare riferimento alla “strozzatura” esistente fra Mar Ionio e Mar Tirreno, Cubello, ma non solo lui, abbia difficoltà a parlare correttamente di “ISTMO DI CATANZARO” e preferisca inventare nuove e improbabili definizioni. Così facendo domani ci prenderemo la libertà di scrivere Golfo di Squillace-Capo Rizzuto, Golfo di Sant’Eufemia-Briatico, Stretto di Messina-Villa San Giovanni. E il Monte Bianco si potrà chiamare Bianco-Nero visto che la Juventus “abita” a due passi. Si invoca un superamento dei campanilismi, ed è cosa buona. Ma quando si storpiano le denominazioni storico-geografiche abbiamo l’impressione che i campanil che si vorrebbero eliminare in realtà possono essere rinfocolati, giacché si entra in un ambito nel quale la memoria collettiva, il richiamo alla storia di una comunità, l’evocazione inconscia del proprio retroterra culturale che lega l’affascinante passato all’oggi, sembrano essere violentati da una bizzarra ventata di modernismo neolinguistico che, vuoi per ignoranza vuoi per il gusto di darsi un tono, tenderebbe a spazzar via tutti questi sentimenti, e non solo una banale denominazione geografica. Si chiama “ISTMO DI CATANZARO”. Senza trattino. L’antica e corretta denominazione si riferisce al territorio fra Mar Ionio e Mar Tirreno, nella “strozzatura” d’Italia, e pertanto tale denominazione comprende e sintetizza  il territorio e i centri esistenti fra i due mari. Aggiungere trattini e inventare neologismi significa, per di più, ingenerare confusione e risentimenti da parte delle località dell’Istmo non menzionate rispetto a quelle forzosamente aggiunte. In parole povere significa determinare campanilismi. Gli stessi che il segretario della UST-CISL vorrebbe sconfiggere. Dunque è ottima l’intenzione di Cubello, ma sbagliato il metodo. Si chiama “ISTMO DI CATANZARO” e rappresenta la percezione collettiva dell’omogeneità socio-territoriale di tutta l’area catanzarese, da Soverato a Curinga, da Nocera Torinese a Guardavalle. Si tratta di un’area molto importante ancora non adeguatamente attrezzata e valorizzata che può tornare ad essere un luogo cruciale per l’intero Meridione. L’idea migliore è quella di creare un distretto turistico-culturale (come brillantemente intuito dalla professoressa De Sensi) giacché qui insistono le antiche vie di comunicazione per i traffici commerciali tra oriente e occidente, l’antica Scolacium,  il Vivarium di Cassiodoro (la prima vera università cristiana dell’Occidente), Sant’Eufemia Vetere e  tanti grandi attrattori culturali ancora da scoprire come quelli di Terina o quelli appena individuati nel sottosuolo della costruenda Cittadella Regionale. Insomma un grande patrimonio che custodisce almeno 3 millenni di storia, testimonianza di una civiltà evoluta che nell’”ISTMO DI CATANZARO” ha il suo fulcro: non è un caso che proprio qui nacque il nome Italia derivante dal vocabolo Italòi, termine con il quale i Greci designavano i Vituli.
Comitato per lo sviluppo della Magna Graecia – Dipartimento Storia e Tradizioni

Autore

Francesco Vallone

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