Scesi in campo dal … cielo

Le emozioni di chi c’era, presente per chi non c’era

Ero ragazzo, ora sono un uomo. Avevo circa vent’anni, ora ne ho quasi quaranta.

Ho trascorso gli anni più belli della vita di una qualsiasi persona in campetti di periferia, vivendo per lo più umiliazioni per questi colori che non volevano risorgere. Mi sono offeso, insieme ad altri amici, quando squadrette ormai sparite ci chiedevano il gemellaggio o, in subordine, il cambio di sciarpa. Ho resistito, per lo meno fino a poco tempo fa.

Ma il sogno era sempre quello. Sfidare nuovamente i nostri UNICI avversari, avendo il voltastomaco quando si parlava a vanvera di stracittadine inventate a tavolino alle quali, per fortuna, abbiamo sempre risposto metaforicamente con striscioni bianchi.

Sono trascorsi quasi vent’anni in questo modo e per chi non tifa altro che Catanzaro non è facile.

Loro ci prendevano in giro da lontano, noi li abbiamo presi in giro da lontano, ma averli nuovamente di fronte è stato sempre il tarlo di tutti noi, immagino.

Un giorno immacolato di dicembre, si ripresenta l’occasione.

Ma voi no! Voi non potete venire! Voi dovete rimanere davanti ad un televisore!

Non è giusto, cavolo, non è giusto. E chi ha aspettato vent’anni? E chi non hai mai visto in faccia il proprio avversario? E chi ha sognato per anni questo momento?

Come fate, dannati insensibili, a calpestare i sogni e le emozioni di questa gente?

Io sono stato fortunato!

Mi auguro soltanto di poter essere stato tutti quelli che non c’erano. Le emozioni incontenibili che ho provato, stanno solo a dimostrare che c’erano troppo emozioni racchiuse in un corpo solo, troppi cuori da contenere in un solo cuore d’adulto, quando doveva essere una festa di tutti.

Poi, poi ho alzato gli occhi al cielo, ed ho visto tutti i cuori delle Aquile scendere in campo.

Non mancava nessuno!

Credetemi, in quel momento nessuno di noi è mancato a questo appuntamento atteso troppo a lungo.

Perché nessuna tifoseria è mai scesa in campo dal cielo.

Nessuna tifoseria ha mai avuto il coraggio di rimanere in attesa, volteggiando così a lungo, fino allo sfinimento, per atterrare nel posto giusto, nel momento giusto, nel giorno giusto.

Migliaia di ali appese ad un’Aquila sola.

E lì ho capito.

Le ingiustizie fanno parte della vita terrena, ma se si è capaci di volare, se si è capaci di continuare a sognare anche ad occhi chiusi, nessuna ingiustizia ti fermerà mai.

Noi siamo stati tutti lì, e, come dice un mio amico:

chi c’era e chi non c’era!

Forza Aquile!
GF

Autore

Redazione

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