UNIIVERSITA’ CATANZARO – Dibattito su ‘La pubblica amministrazione e i fannullon

Discutere di pubblica amministrazione, abbandonando i luoghi comuni, e cercando di focalizzare l’attenzione sui complessi meccanismi che ne sono alla base, sui contesti normativi, istituzionali, organizzativi e culturali che ne possono condizionare in maniera determinante l’efficacia, l’efficienza e l’economicità d’azione.
Su questi concetti-chiave si è andato sviluppando all’interno dell’UniversityClub dell’Ateneo catanzarese il dibattito sul tema: “I fannulloni”, promosso nell’ambito delle iniziative culturali dello stesso UnyClub.
Ha aperto il dibattito il Professor Antonio Viscomi, Ordinario di Diritto del Lavoro all’Università Magna Graecia, che ha discusso di alcune tematiche di estrema attualità in materia di lavoro e organizzazione nelle pubbliche amministrazioni, prendendo spunto dal libro di Pietro Ichino: “I nullafacenti – Perché e come reagire alla più grave ingiustizia della nostra amministrazione pubblica” (Mondadori, 2006).
“Un tema all’ordine del giorno come quello del funzionamento della pubblica amministrazione – ha detto il Professor Viscomi – ha bisogno di essere trattato con molta cautela senza farsi condizionare da emotività, pur comprensibile,  e da tratti di ideologismo tali da condizionare ogni serena valutazione. Affrontare la questione fannulloni è doveroso ma bisogna evitare che il discorso sui fannulloni sia un mero pretesto per aggredire la funzione sociale e costituzionale della pubblica amministrazione”.
La discussione si è così focalizzata sul contesto della pubblica amministrazione, sul complesso sistema organizzativo, considerato che la PA mette insieme risorse umane, strumentali e finanziarie per l’erogazione di servizi pubblici, nella maggior parte dei casi, intangibili, che interessano tutta la collettività.
L’accezione negativa di burocrazia riferita alla PA rischia così di rilanciare luoghi comuni piuttosto che la risoluzione di problematiche serie e complesse a livello organizzativo. Basti pensare al procedimento burocratico (la tanto vituperata “pastoia burocratica” da semplificare), che in contesti deboli non sempre e non necessariamente è da considerare una forma di esercizio di autorità, ma potrebbe risultare invece una forma di tutela nei confronti di tutti quei poteri forti che potrebbero condizionare l’azione della PA. Allo stesso modo per la PA il raggiungimento di risultati non può ridursi alla mera riduzione dei costi sopportati dai cittadini ma semmai nell’effettività della risposta data ai bisogni ed ai diritti di costoro.
“Se affrontiamo la questione del merito – ha affermato il Professor Viscomi – allora è impossibile negare che i fannulloni esistono. Ma per capire il perché esistano è bene fare riferimento anche ad alcune dimensioni di contesto che non impediscono e talvolta agevolano comportamenti opportunistici: una dimensione normativa, una istituzionale, una organizzativa e, sicuramente la più decisiva, una culturale”.
Sulla disamina di queste quattro dimensioni gli intervenuti al dibattito hanno portato numerose esperienze ed opinioni: sono stati così affrontati l’eccessivo ricorso, nel tempo, alle norme di legge per disciplinare ogni singolo atto della PA; gli aspetti della riforma del pubblico impiego che hanno introdotto la logica negoziale tra un datore di lavoro (il dirigente) e un lavoratore (il dipendente); il delicato rapporto fra dirigente e politico e le dinamiche dello spoil system, che hanno trovato una larga e diffusissima applicazione, fuori dalle regole in alcuni casi; il delicatissimo aspetto della valutazione dei dirigenti e sui dirigenti; il ruolo dei sindacalisti; la rigidità organizzativa della PA simboleggiata dalla pianta organica in cui ogni dipendente è una casella occupata e riempita quasi a vita; l’etica pubblica e professionale, per cui è necessario dare conto del proprio operato e della propria azione.
Perché esistono allora i fannulloni? Perché nella nostra PA esistono falle  in questi quattro contesti. Come operare allora? Sicuramente non offrendo solo ed esclusivamente i fannulloni come capro-espiatorio di una situazione più complessa e delicata che vede coinvolta la PA in tutte le sue componenti.

Anche perché la capacità di sollecitare e influenzare cambiamenti positivi nei contesti suddetti non potrà che avere riflessi concreti nella capacità di superare le sfide dell’oggi e del domani.

Autore

Redazione

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