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Finita 1-1 la partitella in famiglia a Chiaravalle

Al “Foresta” in gol prima Giglio, poi Corona

Davanti a un centinaio di persone si è giocata, con inizio alle 18
al “Foresta” di Chiaravalle, la prima partitella in famiglia per il
Catanzaro targato Braglia. Il tecnico toscano ha così schierato le due formazioni: da un lato Di Muro, Milone, Pastore, Vatalaro, Ausoni, Ambrosino, Ascoli,
Caterino, Falco, Corona e Ferrigno, dall’altro Gentili, Zappella, Ciardiello,
De Sanzo, Russo, Alfieri, Rovrena, Morelli, Longo, Giglio e Moscelli.

Per la cronaca, la partita, durata solo un tempo di 45′, è finita 1-1,
con gol di Giglio e Corona. Forma ovviamente non ancora ottimale per tutti i
componenti della rosa. E’ sembrato muoversi meglio il Catanzaro B (la squadra
di Giglio), che nella prima frazione è andato in vantaggio, con un gol
del centravanti rientrato dall’Olbia. Uno splendido tiro al volo di “Re
Giorgio” Corona ha poi ristabilito la parità, strappando gli applausi
dei presenti. Hanno destato buona impressione i giovani neo-acquisti Rovrena
e Morelli, oltre al solito Ferrigno, e a Corona e Giglio. Bellante, presente alla sgambatura, si racconta:«Principalmente, mi occupo dei rapporti con la Lega calcio e di garantire l’attività agonistica della squadra. Mi riferisco cioè, a curare le trasferte, le amichevoli o quant’altro sia attinente a tale attività». Cosa ha portato nella sua “valigia”, dell’esperienza maturata a Casarano? «Innanzitutto, sono a Catanzaro da quattro anni, essendo arrivato un mese dopo (il 28 agosto 1999) l’insediamento della allora nuova società del presidente Mancuso. Da allora, ne sono successe di cose, a partire dal cambio al vertice, con l’ingresso di Poggi e Parente, che tra l’altro erano già soci di minoranza e con i quali, ho sempre conservato un ottimo rapporto. L’esperienza di Casarano, la ricordo con piacere. Allora, si trattava di una realtà calcistica venuta fuori quasi dal nulla, che ottenne determinati risultati grazie alla programmazione e all’impegno nel settore giovanile. I casi di Orlandoni, Passoni e Manca, non erano certamente frutto di operazioni fortunate ma di seria organizzazione, impostata dal presidente Filograma e supportata da tutti gli altri operatori. Il caso Miccoli, è differente. Fin da quando aveva 7-8 anni, si poteva intuire la sua classe nel giocare a calcio. è sempre stato dotato di una tecnica sopraffina e noi (al Casarano ndr) lo abbiamo seguito già nel settore giovanile del Lecce Club, piccola squadra leccese. La sfortuna volle, che un suo provino al Milan convincesse i dirigenti rossoneri a prelevare il suo cartellino. Ci fu poi girato in prestito, su consiglio dello stesso Braida, che indirizzò il giocatore, per consentirgli di farsi le ossa. Quella impostazione basata sui programmi, sulla necessità di puntare sul settore giovanile e sulle strutture dove far crescere i giovani, è quello che ho portato nella mia “valigia” ed è in questa direzione, che questa società sta operando». In bocca al lupo, Franco…

Giannantonio Cuomo

Autore

God

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