Lettera di Cimino al Sindaco Olivo su locali ex STAC

Testo integrale della lettera aperta del capogruppo di nuova Alleanza, Franco Cimino al sindaco Rosario Olivo su  utilizzo locali ex Stac.

“Caro Sindaco, tu e io sembriamo due personaggi usciti dal film “C’eravamo tanto amati”, oppure dal vecchio detto catanzarese “non si capisciru mai”. Meglio questo, per me, che rischio di andare nella filmografia comica per il fatto che ti inseguo, con un autotreno di stima e affetto, per dirti la mia volontà di collaborare per il bene della Città. Ti inseguo senza riuscire mai a raggiungerti,o perché tu sei troppo veloce e io troppo lento oppure perché tu ti trattieni nei luoghi dove io non entro,un po’ per rispetto dei ruoli e discrezione e anche perché non mi hai mai chiamato. Sono i luoghi del potere dove tu decidi,spesso da solo o qualche volta non in buona compagnia. Decidi senza tener conto del giudizio della gente,delle richieste delle categorie,delle proteste dei sindacati e delle associazioni. Decidi,senza il pensiero propositivo del Consiglio e, in esso,dell’opposizione. Di questa ultima,con l’invenzione della sua tripartizione-quella buona,quella cattiva,e quella così così-tu non tieni conto del parere. Neppure di una delle sue fantomatiche parti. E così vai avanti,nonostante io abbia introdotto nella politica italiana,lo dico con autoironia,una rivoluzionaria novità. Quella che non sia più il governo a corteggiare l’opposizione ma l’esatto contrario. E vai avanti,nonostante l’ultima riunione del Consiglio comunale abbia dato prova,ancora una volta grazie ai gruppi di Nuova Alleanza,della disponibilità al dialogo e addirittura alla collaborazione. Da qui incominciano a prendere forma le ragioni di quanti ritengono che il problema dell’ingovernabilità amministrativa non sia soltanto la tua divisa e debole maggioranza,ma probabilmente tu stesso,che ti giovi della sua inconsistenza e litigiosità per restare solo al comando. Non so se sia proprio così,anzi penso di no. Tuttavia,ti confermo quanto ho dichiarato nel mio ultimo intervento in Consiglio:la situazione politica è chiara e drammatica,lungo questa non si può più andare avanti. O si cambia o la Città perisce. Da questo momento tutto ciò che accadrà sarà soltanto responsabilità,politica personale,del Sindaco. Mi costringo a queste parole con sofferenza e dolore,e con quel senso di sfinimento fisico per le tante fatiche consumate invano alla ricerca di una fase politica nuova. La registrazione della difficoltà di perseguirla non mi esime dal denunciare alcuni fattori che la determinano. Il primo è il tuo rapporto con il sottoscritto che,come tu stesso apertamente ami ripetere,è il leader dell’opposizione. Ma è anche,ti ricordo,tuo amico in affetto e solidarietà concretamente manifestata. A parte il fatto che non ho in questi due anni,e in questa mia veste,mai ricevuto il privilegio di una tua chiamata a consultazione sulle grandi problematiche cittadine,rilevo con dispiacere il tuo andare sempre nella direzione opposta ai miei consigli e alle mie proposte. Cito,per brevità argomentativa,e in estrema sintesi(la riprenderò nei prossimi giorni più dettagliatamente),la mia battaglia per la tutela,nel patrimonio pubblico e cittadino,dell’edificio ex Stac. Sai bene che di questa questione ho fatto una battaglia culturale e politica,e quindi di civiltà. Sai bene che mi aveva rassicurato-pur non condividendolo in parte-la tua decisione,pubblicamente espressa,di restituire,attraverso il grande progetto della metropolitana ad anello verso l’Università,alla sua funzione originaria,quella di stazione e ricovero dei mezzi di trasporto su ferro. Ma,apprendere dai giornali,e dopo il mio recente forte appello personalmente rivoltoti,che insisti nel volerla concedere ad uso ristorazione,con tutti i piccoli locali(trattorie tipiche,bar,tavole calde,pizzerie) che si trovano lì intorno,mi viene da pensare. Pensare oltre quel limite visibile scaturente da una cattiva idea della cultura,del bene pubblico,dell’iniziativa privata,della corretta concezione dell’economia catanzarese. Pensare oltre,ma non so ancora dove. Ma è doveroso farlo,soprattutto se si considera che per questa cocciuta destinazione d’uso,il Comune ha bloccato per tre anni un immobile(prezioso alla scuola,in particolare,e alla cultura,in generale),spendendo circa ventimila euro per due bandi andati deserti,con ciò confermando che i privati non hanno interesse alla locazione dello stabile. Può,pertanto,il Comune trovare utile,socialmente ed economicamente,la concessione di un proprio edificio,di pregio e di valore storico,quando per imporlo ai privati,o farselo imporre da qualche privato,ne dovrà spendere ancora,e solo di avviso pubblico,almeno altre diecimila euro? E’ davvero difficile capirlo! Magari più avanti,quando si scoprirà che l’enorme apertura ad altre utenze e specialità commerciali,con la furbesca aggiunta della “merceologia” strana di tipo sociale e culturale,non è altro che la copertura ad un vecchio disegno. Disegno che io considero ancora,e più fortemente,non utile alla Città e alla qualità della vita delle giovani generazioni. Cambia,Rosario! Ti prego di cambiare! Metodo. E anche questa ultima decisione. Ne va dei nostri rapporti politici. Quelli personali,come puoi immaginare,non si toccano. Ti voglio bene”

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Redazione

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