POLITICA – Ridenominare la Provincia in Catanzaro e Lamezia? No grazie

riceviamo e pubblichiamo

Di tanto in tanto emergono, evidentemente mai sopiti, rigurgiti di un anacronistico campanilismo che tendono a delegittimare il ruolo della città capoluogo di regione. Stavolta è il turno della proposta di legge presentata dall’onorevole Ida D’Ippolito la quale chiede la trasformazione della denominazione della provincia di Catanzaro in “provincia di Catanzaro-Lamezia”. Così ci ritroviamo nostro malgrado a dover riparlare di questa noiosissima tematica avviata qualche anno fa dai campioni del secessionismo nostrano che invocavano (e tuttora invocano) l’istituzione di un nuovo ente intermedio all’interno della già troppo microscopica provincia catanzarese. Della serie: al peggio non c’è mai fine! I lettori non si annoieranno se sarà loro rammentato che quello riguardante i confini provinciali di Catanzaro è un fatto assolutamente unico nel panorama nazionale: gli antichi confini del territorio catanzarese (Calabria Ultra) comprendevano quelle che oggi, a parte quella del capoluogo, sono le province di Reggio Calabria, Crotone, Vibo Valentia. Nessun territorio in Italia ha subito uno smembramento simile. Sembra esistere un’oscura forza avente come unico obiettivo quello di disintegrare Catanzaro attraverso la coriandolizzazione del suo territorio e dunque dell’indotto politico e sociale che a questo fa capo.

Ovviamente noi non ci stiamo e siamo pronti a manifestare tutto il nostro sdegno rispetto a questa indicibile prevaricazione che, in vari tempi e con varie modalità, ha sempre tradito un insano  quanto ingiustificato sentimento di rivalità verso Catanzaro. Troppe volte abbiamo letto e sentito strali contro la nostra città rea di tarpare le ali ad altre realtà vicine. E puntualmente abbiamo risposto come tale approccio evidenzi scarsa propositività e pochezza di idee, nonché irresponsabilità nel fomentare odio sociale. Oggi la D’Ippolito con la sua iniziativa parlamentare sembra cercare un approccio differente in quanto la sua proposta lascia integri i confini provinciali. Ma nella sostanza la musica non cambia. Anzi ravvisiamo addirittura una contraddizione, che è la seguente: mentre ella rimarca l’inutilità dell’istituzione di una nuova provincia laddove ne paventa il danno dovuto soprattutto all’appesantimento burocratico di cui  nessuno avverte l’esigenza (specie perché trattasi di un territorio già troppo frazionato), dall’altro lato chiede che la “nuova” provincia da lei immaginata preveda una organizzazione funzionale del “nuovo” capoluogo attraverso l’istituzione di nuovi uffici o sedi distaccate di uffici pubblici già esistenti a Catanzaro. In altri termini la D’Ippolito propone l’appesantimento burocratico (ed economico) di cui prima temeva le conseguenze negative. E’ una contraddizione che nasce dall’esigenza di taluni politici ad imbonire la gente la quale, opportunamente assoggettata da dosi massicce di propaganda, finisce col credere che un pennacchio da “capoluogo di provincia” li salverà.

Forse è giunto il momento che la politica faccia i conti con la dignità e con la serietà delle cose. Catanzaro come Lamezia Terme, città a noi molto cara, aspettano dalla D’Ippolito, da Galati e da chiunque altro abbia un ruolo di potere, che si intraprendano iniziative serie e concrete per sconfiggere la criminalità e la disoccupazione e dare valore al territorio attraverso il compimento delle specifiche vocazioni. Il pennacchio serve solo a creare nuova clientela politica, non certo benefici alla popolazione. Adesso attendiamo che l’intera rappresentanza politica nazionale di Catanzaro ed il presidente della provincia Wanda Ferro dicano una parola severa e ferma su questa assurda storia.

 

Eugenio Riccio
Capogruppo Consiliare
Movimento Civico “CatanzaroNelCuore”

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