COMUNE – Idea progetto per le gallerie del San Giovanni

La giunta comunale, presieduta dal sindaco Rosario Olivo, ha dato il via libera all’idea progetto, illustrata dall’assessore alla cultura, Antonio Argirò,  finalizzata all’utilizzo della Gallerie del Complesso monumentale del San Giovanni. L’iniziativa dell’assessore Argirò, trae spunto, dal fatto che i lavori del recupero dei locali, sono in fase di ultimazione che, quindi,  si tratta di disegnare una funzione nuova a questi manufatti, immaginandoli come luoghi “dinamici” aperti ai cittadini che li usano e li fruiscono come memoria storica, ma anche come realtà contemporanea. Un luogo – ha spiegato l’Assessore alla cultura – dove attingere informazioni sul passato della città, ma anche sugli eventi in itinere, sulle attività delle associazioni culturali presenti sul territorio, attraverso collegamenti multimediali ed una capillare promozione delle esposizioni e degli eventi museali in sinergia con le risorse turistiche, paesaggistiche ed ambientali.  L’idea progetto di massima – ha chiarito Argirò –  prende spunto dal fatto che  il complesso monumentale del San Giovanni è ormai diventato, per la sua struttura e per numerosi eventi culturali realizzati, il polo di attrazione ed il riferimento culturale della città e non solo. La posizione strategica lo pone come luogo di forte comunicazione, la stessa dicitura “complesso” e lo stesso aggettivo “monumentale” ci inducono ad una logica riflessione sulla destinazione d’uso degli ambienti prestigiosi e suggestivi non ancora utilizzati nel pieno rispetto del bene culturale, con l’intento di non disperdere in operazioni di trasformazione strutturale le caratteristiche storiche e artistiche .La conservazione e la fruizione dei beni culturali in linea con la contemporaneità è il naturale percorso progettuale di chi si occupa di cultura intesa come comunicazione e crescita d’identità.Le gallerie del San Giovanni appena risanate, fanno parte di una complessa rete di comunicazione sotterranea della città disconosciuta ai più, e per  questo si prestano ad essere elemento di attrazione per il loro carattere di novità, ma il manufatto che di per se è un linguaggio storico, ha bisogno di essere fruito per renderlo linguaggio evolutivo.L’idea progettuale, quindi,  è quella di coniugare concetti interattivi di informazione – esposizione e spazi per l’incontro fruendo di tecnologie multimediali avanzate   che ci allineano alle nuove realizzazioni nazionali ed europee. (Urbino, Perugia, Padova, Roma, Parigi, etc.)Il vecchio concetto di museografia è ormai desueto, qui si tratta di immaginare un luogo “dinamico” e aperto ai cittadini che lo usano e lo fruiscono come memoria storica, ma anche come realtà contemporanea; un luogo dove attingere informazioni sul passato della città (collegamento con l’archivio storico) ma anche sugli eventi in itinere, sulle attività delle associazioni culturali presenti nel territorio attraverso collegamenti multimediali ed una capillare promozione delle esposizione e degli eventi museali in sinergia con le risorse turistiche, paesaggistiche ed ambientali. La struttura del luogo si presta naturalmente a promuovere percorsi espositivi per mostre temporanee, di artisti emergenti, cavità naturali si propongono come vetrine blindate di oggetti museali che ci rimandano al percorso della nostra civiltà mediterranea. Slarghi aperti sulla via principale della città ci invitano a realizzare lo spazio integrato di caffè culturale dove incontrarsi, proporsi e confrontarsi, insomma un luogo in linea con le tendenze progettuali che studiano, anche nelle periferie più estreme, esperienze architettoniche indirizzate al ludico e al culturale per evitare di realizzare scatole espositive, contenitori solo di memorie. Lungo i percorsi arcaici delle gallerie, oltre agli ambiti tematici espositivi ed agli ambiti di relazione, riunione, aggregazione si collocano totem e postazioni interattive con tecnologia touch screen e joystick supportate da schermi flat corrazzati, solidali alle pareti e alle volte, come finestre virtuali che si aprono sullo straordinario panorama culturale della Calabria. Due sembrano i temi di interesse di questa iniziativa: il 1° riguarda il rapporto tra complesso museale e città, il 2° le interrelazioni tra contenitore e collezioni . Per quanto concerne il 1° tema  si è spinti ad immaginare una diversa idea di museo: non più o non solo museo edificio, completo ed autosufficiente, quanto piuttosto museo città, esteso a tutte le parti più significative del suo centro storico, poste a sistema per offrire nel loro insieme il livello funzionale e qualitativo richiesto. E’ l’idea del museo che si estende alla città, che si apre ad essa e che si completa con essa; in una dimensione che consente di spostarsi a piedi mantenendo la misura umana del suo tessuto urbano, come d’altro canto in molti centri cittadini d’Italia, in pochi minuti si va da una parte all’altra del centro storico e, dunque, permette di immaginare l’organismo museale come parte del sistema urbano: un museo composto da tasselli perfettamente inseriti nella realtà viva della città, con cui interagisce. Un dedalo di segni e simboli, sensazioni ed informazioni, tutti riconducibili a modelli mentali complessi ed integrati.  Oggi è lecito sostenere che si sta ormai passando da una società estetica ad  una società sinestetica, in cui la percezione è sempre di più il risultato di interazione di più sensi.  Il concetto di museo sta cambiando: da location privilegiata per la conservazione di preziosi reperti e manufatti sta diventando una sorta di centro-servizi che offre informazioni con elevato valore aggiunto, soprattutto di natura educativa e formativa, in stretta sinergia con il territorio di appartenenza.  Questo mutamento spaventa, ma al contempo entusiasma. Il museo “reale” viene contrapposto a quello “interattivo”, come se si trattasse di due entità diverse, una delle quali, quella che rappresenta la tradizione, destinata a soccombere.  Si tratta di un atteggiamento ingiustificato, analogo alla diffidenza nei confronti dei Cd-Rom o di Internet,  visti come possibili responsabili della presunta e improbabile “morte del libro”.Per la strutturazione del museo, aperto alla città nelle ore diurne, oltre all’installazione di apparati multimediali altamente protetti da sistemi di difesa attiva (vetri blindati, teche di sicurezza, etc.) e passiva (telecamere, allarmi radar, etc.),  vi sono alcune esigenze primarie da soddisfare con appropriati software e database:
  • digitalizzazione e acquisizione di sistemi di catalogazione e ricerca destinati ai ricercatori e ai conservatori che lavorano alle collezioni, per facilitare  l’accesso e la ricerca di artefatti in vista di esposizioni e pubblicazioni;
  • implementazione di software multimediali interattivi destinati ad essere installati proprio nelle esposizioni;
  • visualizzazione dell’artefatto attraverso la multimedialità che permette di approfondire il tema intorno all’oggetto stesso : permette infatti di manipolarlo, di manipolarne l’immagine, le manifestazioni, in modo interattivo;
  • valorizzazione del “museo nascosto” che permette di esplorare oggetti che non si sono potuti includere, ad esempio per mancanza di spazio, nell’esposizione;
  • approfondimento analitico dell’oggetto secondo una tematica che segue la logica dell’esplorazione, e dunque permette al visitatore di essere attivo nella sua esplorazione e di ritenere una maggiore quantità di informazioni concernenti il tema che si voleva trattare.
          In sintesi si persegue l’obiettivo di:

  • valorizzare il museo come luogo da visitare e da vivere, con partecipazione e divertimento;
  • favorire una forte integrazione con il territorio e una capillare promozione dell’esposizione museale in sinergia con le risorse turistiche, paesaggistiche ed ambientali (percorsi culturali);
  • un’interattività spinta sia locale che remota.

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Redazione

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