Bar Mangialavori

Con”gela”ti dalla mediocrità

L’opinione del nostro Mangialavori.

Dopo l’ennesimo iperdemagogico stop, i soliti minuti di silenzio, i sinedri stracolmi di “farisei”, si ricomincia a giocare a calcio, ma mai si potranno far sparire le inevitabili cicatrici che neanche il tempo riuscirà a cancellare.

Ti aspetti che domani sia un giorno nuovo, che tutto ricominci diversamente e invece ritrovi la mediocrità imperante che avvolge tutto e tutti. Questo è il Catanzaro che stiamo vivendo: mediocrità imbottita di normalità (nel senso deteriore del termine). Che fosse un altro nome a portare questa croce, allora tutti se ne farebbero una ragione, ma il Catanzaro…
L’errore che si fa e che commette anche chi scrive, forse è quello di rapportare il tutto a quello che fu e che più non è. Errore giustificabilissimo, visto che è l’amore verso un glorioso vessillo a motivarlo, ma è giunta l’ora di abbandonare anche i bei ricordi per cadere possibilmente provvisti di paracadute, nella cruda realtà.
Il Nicola Ceravolo, ieri tristemente desolato e teatro di uno spettacolo che oramai non è più tale da molto tempo, è oramai destinatario solo del presunto Project financing (unico strumento di interesse per eventuali imprenditori disposti ad investire nel capoluogo di regione, della serie:”do ut des”). Pochi, pochissimi i presenti sugli spalti per una squadra che si vede fischiare contro l’ennesimo penalty tra le mura amiche e lamenta infortuni su infortuni, assenze su assenze e mancanza di rispetto da parte di tutto e tutti (perché i direttori di gara dovrebbero fare eccezione?).
Della gara contro il Gela sarebbe meglio non parlarne. Troppe oramai le occasioni perse tra le mura amiche e gli uomini di Cittadino rischiano seriamente di giocare le prossime gare da soli, proprio in compagnia delle “mura” dell’oramai vetusto e abbandonato Nicola Ceravolo. La squadra non c’è, il gioco è un illustre sconosciuto e la volontà e determinazione degli atleti? Il cosiddetto tanto sbandierato “gruppo”, ammesso che ci sia, ha fatto gruppo nella sola negatività palesando evidenti limiti caratteriali e (ahimè) di sostanza. La cosa che fa più rabbia è che il quinto posto dista appena due punti che però sembrano venti se si fa affidamento sui dati di fatto.
Dare la colpa ad una sola delle componenti sarebbe errato. Dall’impianto sportivo (ancora tutto da decidere), alla lista indisponibili (sempre infortuni su infortuni a decimare il gruppo), all’interesse da parte dei pochissimi presenti di ieri, nel quadro delle Aquile sembra campeggiare la scritta ”lavori in corso”. Se questo accadesse ad inizio stagione, allora potrebbe essere quantomeno fisiologico, ma a sole due giornate dal giro di boa, tutto ciò desta solo preoccupazione.

Il solito Ciano, poi Berardi e Ferrigno (suo il gol del pari che “salva” le Aquile) ad accendere la luce, poi buio ad intermittenza, ma così non si va lontano. Marchano, costretto più volte a ripiegare alla ricerca di palloni giocabili e la iattura dell’ennesimo infortunio di Frisenda (ci si augura che l’assenza dell’attaccante non sia così lunga) completano un quadro triste.
All’orizzonte la sfida con la Vibonese di Gurzillo. I Rossoblu e i giallorossi al Luigi Razza, per una riedizione della festa dello sport e non solo di un derby. La fratellanza tra le due tifoserie lascia intravedere un bel palcoscenico. Certo è che gli uomini di Cittadino faranno di tutto per non ripetere, almeno nel risultato, la sconfitta dello scorso campionato. Sarebbe veramente troppo per una tifoseria che da incrollabile punto di forza, sta anch’essa mollando per colpa di una mediocrità che è oramai una costante patologica di questa prima parte di stagione. Sveglia! Se qualcuno ne ha ancora voglia. Che ci si renda conto che questo è il Catanzaro e merita quantomeno rispetto.
Giuseppe Mangialavori

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Giuseppe Mangialavori

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