Invasioni di Campo

Il business del traghetto

La rubrica curata da Francesco Guerrieri ci porta oltremanica. E ci spiega una delle professioni del nuovo millennio: quella del traghettatore, figura molto in voga anche dalle nostre parti…

QPR. Tre lettere che potrebbero significare poco o niente per chi non segue le vicende del calcio in terra d’albione.
QPR è l’acronimo di Queens Park Rangers, società londinese di Hammersmith, non certo celebre per la recente militanza del ruvido terzino Mauro Milanese nelle sue fila.
Perché se è vero che oggi il club naviga nelle torbide acque della bassa classifica nella “Football League Championship” (la serie B inglese), tuttavia la storia ci racconta di una squadra capace di arrivare, nel 1976, ad un soffio dalla vittoria nel massimo campionato, beffata nei minuti finali dell’ultima giornata dal Liverpool.
Ma questa è un’altra storia, che meriterebbe dignità di un discorso a parte.

Durante l’estate scorsa, tra gli ombrelloni di Cala di Volpe e i bagordi notturni del Billionaire,  si sono nuovamente accesi i riflettori sulle vicende del Queens Park Rangers.
Già, perchè Flavio Briatore e l’amico Bernie Ecclestone, patron della Formula Uno, si sono assicurati il controllo del pacchetto azionario del club bianco-blu per una cifra vicina ai 90 milioni di euro.
Rispondendo alle incalzanti domande della stampa circa un suo possibile ingresso nel mondo del calcio, il capo scuderia della Renault aveva sempre manifestato un assoluto disinteresse, motivato da una pessima redditività dell’investimento. 
La piazza calcistica di Napoli lo aveva sognato a lungo (il suo portafoglio), prima dell’inizio dell’era De Laurentis.
Lui ha scelto da imprenditore.

E ha scelto Loftus Road, stadio di proprietà del club londinese, 19.500 posti a sedere.
Dove il suo infradito e la camicia a fiori spopoleranno.
Differenziare le fonti di ricavo è probabilmente l’unico modo per garantire un futuro solido ad una società di calcio.
Rendere lo stadio di proprietà un centro polivalente, dove si possa vedere e fare sport, andare al cinema, visitare musei o punti di vendita per il merchandising.
La virata verso il business dell’intrattenimento è l’unico mezzo di cui il mondo del pallone può disporre per sottrarsi alla spirale del debito e delle ricapitalizzazioni a fondo perduto.
Ben venga allora considerare come requisito indispensabile all’iscrizione del torneo di serie A la proprietà dello stadio. Magari non a partire dal prossimo anno, ma in un arco di tempo ragionevole.

Nella stessa ottica di ottimizzazione delle risorse rientra la moda attuale di affidarsi al tecnico in seconda, una volta silurato il primo.
Visione lungimirante questa, che presto potrebbe portare, un grasso masticatore di hot dog dalla tribuna all’area di rigore qualora il numero nove titolare dovesse fallire troppe volte l’appuntamento col goal.
E così il British Flavio, uno poco abituato alle sconfitte, dopo sette partite senza vittorie ha perso la pazienza. Insieme ad Ecclestone ha deliberato la prima scelta pesante da quando hanno assunto la gestione del Queens Park Rangers: l’esonero dell’allenatore John Gregory.
Mentre i poco attendibili tabloid preannunciavano arrivi eclatanti sulla panchina di Loftus Road (Guidolin, in Primis), il precario Harford regalava la prima vittoria stagionale ai bianco-blu.
Il traghetto oramai va di moda.

Molto più degli yacht.

Francesco Guerrieri

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Redazione

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