Invasioni di Campo

Miseria e nobiltà

Il terzo numero di “Invasione di Campo”, la rubrica curata da Francesco Guerrieri

C’è chi è sempre stato grande protagonista nel panorama calcistico italiano.

Baciato dagli dei del pallone, sostenuto da una compagine societaria forte che ne preserva una continuità storica ai massimi livelli.

E c’è invece chi, in quell’Olimpo, ha vissuto per molto tempo, per poi sprofondare improvvisamente negli inferi di un calcio meno quotato.

E abituati ai salotti della nobiltà, si fatica ad adattarsi agli angusti e spartani monolocali della serie C.

Così l’Hellas Verona, che ha rappresentato il più grande miracolo calcistico della storia, si ritrova impantanata nei bassifondi del girone A della serie C1, dove il blasone non è sufficiente per uscire indenne dal campo del Sassuolo.

Il Verona ha rappresentato, insieme al Napoli di Maradona e alla Sampdoria di Vialli e Mancini, l’unico elemento di discontinuità nell’oligopolio della nostra serie A.

L’alchimia generata dall’esperienza di Briegel, la potenza di Elkjaer, la classe di Fanna e la rapidità di Galderisi portò gli scaligeri di Bagnoli ad imporsi nella massima serie nella stagione 1984/85, conquistando a Bergamo, nella penultima giornata, quello che è ancor oggi l’unico scudetto di una squadra veneta nella storia.

Il pazzo mondo del pallone ci propone come contraltare ad una nobile decaduta, una realtà emergente, l’Albinoleffe, unica compagine dei campionati professionistici a disputare le proprie partite casalinghe al di fuori del proprio territorio comunale.

La squadra bergamasca si trova solitaria in testa al campionato di serie B, in attesa che il Brescia recuperi una partita.

Nata nel 1998 dalla fusione tra l’Albinese e il Leffe, la “Celeste” è reduce da quattro salvezze consecutive, in cui ha consolidato la propria posizione nella cadetteria.

L’artefice del sogno Albinoleffe è Elio Gustinetti, l’eroe della promozione in serie B, al ritorno in Val Seriana dopo l’esperienza di Arezzo e la parentesi negativa di Crotone.

Un ambiente sereno, una rosa ben allestita col giusto mix tra elementi giovani e calciatori d’esperienza, una compagine societaria accorta e abituata a lavorare senza fare proclami.

Probabilmente quanto basta a rovesciare l’assioma “grande piazza uguale grande calcio”.

La pensano così anche a Frosinone e a Grosseto.

Con buona pace di chi pretenderebbe palcoscenici migliori in virtù di una tradizione pluriennale, un passato glorioso o un considerevole e passionale bacino di utenza.

E che da nobile si è ritrovato misero. San Siro-Sassuolo, solo andata.

La posta di Guerrieri

Caro Francesco, come procede l’inserimento di Berardi negli schemi di Silipo?

Giovanni da Tropea (VV)

Pare che il primo momento di smarrimento del centrocampista pugliese sia passato.

L’allenatore, congiuntamente allo staff tecnico e al direttore generale, avrebbero finalmente trovato la giusta collocazione per Berardi.

Uscirà il lunedì mattina in allegato con “il Domani della Calabria”.

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Redazione

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