DIABETE – Un sì all’attività subacquea

Da sempre, tra gli sport vietati ai diabetici, specie a quelli insulino-dipendenti o di tipo 1, l’attivita’ subacquea ha avuto un posto preminente. Con gli anni, se pur con le dovute cautele, qualcosa e’ cambiato, come dimostra il protocollo scientifico recentemente pubblicato dall’Unita’ Operativa di Diabetologia dell’ospedale Niguarda di Milano. In tale direzione l’unita’ di Diabetologia e Dietologia dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, diretta da Giuseppe Pipicelli, ha posto da qualche tempo la sua attenzione per valutare la possibilita’ di non precludere, soprattutto ai giovani diabetici, di praticare tale attivita’ con i limiti e le precauzioni, comunque, che la malattia impone, vista anche la diffusione, nel nostro territorio, di questo sport prettamente estivo, ma praticabile durante tutto l’anno. A Giuseppe Pipicelli abbiamo chiesto quali sono i rischi ai quali potrebbe andare incontro un paziente diabetico. “I rischi comunemente connessi alla pratica subacquea di cui la piu’ importante e’ la “malattia da decompressione”, – afferma il dirigente dell’Asp – risultano solo minimamente aumentati dalla presenza di diabete mellito in buon compenso metabolico e senza complicanze micro e macroangiopatiche, e sono prevenibili se si attua una corretta preparazione fisica adottando comportamenti come per qualsiasi attivita’ fisica. Il buon compenso significa un paziente con idonea concentrazione d’insulina nel sangue; l’assenza di complicanze si riferisce in primo luogo alla retinopatia diabetica che potrebbe essere causa di emorragie della retina. A cio’ si deve aggiungere lo stress e le conseguenti ipoglicemie (spesso confuse con narcosi da azoto) ipoglicemie talvolta inavvertite. Questi rischi vanno attentamente considerati ma possono essere facilmente prevenuti con una accurata valutazione preliminare escludendo le persone con chiare controindicazioni, ed attuando una serie di misure precauzionali”. Quali sono i criteri di esclusione? “I criteri di esclusione sono quelli ufficiali stabiliti dall’ADA, e cioe’ ipoglicemia (neuropatia autonomia, hypoglkicemia unawareness, storia di ipo gravi nei 12 mesi precedenti), chetoacidosi (diabete non controllato, inadeguata comprensione del rapporto diabete/esercizio fisico), complicanze (serie di complicanze micro/macro (retinopatia proliferante, neuropatia, coronaropatia)”. Bisognera’, quindi, valutare complessivamente tutte le condizioni che possono escludere la possibilita’ di tale attivita’ personalizzando il controllo per ogni paziente”. Pipicelli, sottolinea comunque che la valutazione dei rischi deve essere fatta con la massima severita’, proprio per non incorrere in situazioni di pericolo. In una fase successiva – dice – si cerchera’ di prevenire e controllare i problemi cui il diabetico, che pratica attivita’ subacquea, puo’ andare incontro”.

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Redazione

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