CASO PRODI – Cosa cè sotto le indiscrezioni di Panorama?

CATANZARO: CHE AVVERTIMENTO VOGLIONO LANCIARE I POTERI FORTI A GERONZI?
PERCHÉ IL ‘CORRIERE’ HA DATO TANTO SPAZIO ALL’ANTICIPAZIONE DI ‘PANORAMA’?
MARCHETTI ADDOSSA LA COLPA A MIELI – MIELI SCARICA TUTTO SUL PM DE MAGISTRIS

Il pasticciaccio brutto di via Solferino ha una data d’inizio: giovedì 28 giugno. Bang! Bang! ‘Panorama’ ha appena sparato sul suo sito web un siluro nucleare: Romano Prodi è indagato per abuso d’ufficio dalla Procura di Catanzaro. Un atto dovuto perché in realtà nel mirino del pm Luigi De Magistris (grande amico di John Woodcock) ci sono un gruppo di collaboratori del premier, e un vorticoso giro di telefonate fatte e ricevute che coinvolgono utenze in uso a Palazzo Chigi.

Le stesse utenze che poi Silvio Sircana, portacroce vagabondo di Prodi, dirà essere state acquisite dalla società telefonica Delta, oggi Italgo Spa, di cui è principale azionista il finanziere milanese Francesco Micheli. Ed è su quest’ultimo, appunto, che il ‘Corriere della Sera’ punta le sue attenzioni. Un cronista del giornale chiama Micheli chiedendogli se fosse al corrente di un articolo che ‘Panorama’ avrebbe pubblicato il giorno dopo, dove si parlava esplicitamente di un suo coinvolgimento nell’inchiesta di Catanzaro.

Micheli si informa, vede sull’agenzia Ansa l’anticipazione del settimanale diretto da Pietruzzo Calabrese sul servizio che sarebbe uscito all’indomani (inchiesta di Giacomo Amadori), e poi richiama il giornalista di via Solferino per dirgli che a lui non risulta nulla. Il giorno dopo, come fa sempre a mezza mattina dopo una abbondante colazione, Micheli sfoglia il Corriere e si ferma basito su una sua foto che campeggia a corredo del servizio sull’indagine di Catanzaro.

Succede il finimondo, anche perché l’ex patron della Finarte si precipita a guardare ‘Panorama’ fiutando l’inganno. Il sospetto è che il settimanale mondadoriano l’abbia fatta sporca, inserendo il suo nome nel servizio ma evitando accuratamente di menzionarlo nell’anticipazione. Micheli è buon amico di Fedele Confalonieri, e la paura poteva essere quella che all’ultimo momento da via Paleocapa la moral suasion di Fidèl fiatasse sul collo dei prudentissimi dirigenti di Segrate.

Ma non è così: su ‘Panorama’ il nome più noto è quello di Luigi Bisignani, l’ex giornalista e uomo d’affari per altro in ottimi rapporti con lo stesso Micheli, che da giorni denuncia di non conoscere nesuuno del clan del feroce Saladino prodiano. In effetti, nei corridoi del settimanale il nome di Micheli era stato sussurrato a mezza bocca, proprio perché nel tabulati telefonici in possesso del magistrato erano registrate alcune telefonate tra i due. Tali però, visto che telefonare non è ancora un reato, da non indurre De Magistris a iscrivere il finanziere milanese nel registro degli indagati. Perché allora il Corriere, nonostante la smentita ricevuta dall’interessato, lo tira in ballo nell’articolo enfatizzando la scelta con la pubblicazione della sua foto?

Mistero. Micheli imbufalito chiama Guido Rossi affidandogli il caso, e prega il superavvocato di preparare una querela con tanto di risarcimento milionario. Poi per caso incontra Antonello Perricone, amministratore delegato di Rcs, e chiede conto dell’accaduto. Successivamente, rientrato in ufficio, lo raggiunge una telefonata di Piergaetano Marchetti, il presidente di Rcs, che si profonde in scuse e addossa la colpa a Paolino Mieli, il direttore del giornale, con cui è da qualche tempo in pessimi rapporti.
Marchetti sospetta infatti (ma più che un sospetto è una certezza) che Mieli voglia rubargli il posto al vertice dell’azienda.

Alla fine, nel tardo pomeriggio di quel frenetico venerdì, anche Mieli prende il telefono e chiama Micheli dicendo che il suo nome compare perché è stato il sostituto procuratore De Magistris a menzionarlo. Insomma, uno gigantesco scaricabarile alla fine del quale il buon Micheli non ci capisce nulla.

Intanto, nelle City meneghina, fioccano gli interrogativi. Il primo: perché il ‘Corriere’ ha voluto dare tanto spazio all’anticipazione di ‘Panorama’ che invece ‘Repubblica’ ha relegato su mezza colonna in taglio basso? Il secondo: ora che con l’arrivo di Cesare Geronzi in Mediobanca il tessitore Paolino sta in una botte di ferro e se ne può fare un baffo del fatto che Giovanni Bazoli e soprattutto Corrado Passera non gli abbiano perdonato di aver fatto l’anima nera nel blitz che ha portato al siluramento di Vittorio Colao, perché mai va a tirare in ballo un amico di Geronzi e il suo intimo Bisignani?

Non contento, una settimana dopo il quotidiano di via Solferino fa il bis. In una corrispondenza da Parigi dove De Magistris è andato in vacanza un minuto dopo aver firmato l’avviso di garanzia a Prodi, riciccia fuori il nome di Micheli le cui attività finanziarie sarebbero al setaccio degli inquirenti. Di colpo, e in via del tutto inusitata, i Micheli poi diventano due: e la Italgo, la società di Francesco, viene attribuita a Enrico, l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio del penultimo governo Prodi.

L’errore, per la verità, lo aveva già fatto ‘Il Giornale’ in una corrispondenza da Catanzaro pubblicata la domenica precedente. Morale: Micheli si imbufalisce ancora di più, mentre Guido Rossi si frega le mani pregustando un indennizzo (e relativa parcella) da capogiro. L’altro Micheli, Enrico, scrive indignato ai due quotidiani denunciando il terribile equivoco. Ma mentre il giornale di Paolo Berlusconi si scusa, il Corriere si inventa una risposta surreale, prendendosela con i politici che vogliono condizionare giornali e giornalisti.

Risultato, anche il secondo Micheli dà mandato al suo avvocato di querelare. E nella City meneghina rifioriscono gli interrogativi: perché Mieli, non contento delle bacchettate prese la prima volta, inziga ancora? Ma ci fa o ci è? Cosa sa che i comuni mortali non sanno per intignarsi su una strategia apparentemente suicida? E ancora, in un afflato di iperbole dietrologica, che avvertimento vogliono lanciare i poteri forti (o una parte di essi) all’universo geronziano?

Oppure: strapentitosi dell’endorsement elettorale dato a Prodi alla vigilia del voto, ora il superdirettore che sponsorizza platealmente la soluzione neo-centrista pur di scaricare il Professore non esita ad alzare un polverone che tira dentro tutti, intimi di Geronzi compresi?

Fonte Dagospia 18 Luglio 2007

Autore

Redazione

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