POLIZIA – Ufficio Misure di Prevenzione: Sequestrata una villa

E’ stato eseguito ieri, da personale dell’Ufficio Misure di Prevenzione della Questura di Catanzaro, la confisca di un fabbricato appartenente a GALLACE Maria, moglie convivente di ALOI Francesco, già Sorvegliato Speciale della P.S. con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, indiziato di far parte di una associazione di matrice mafiosa.

Il bene sequestrato è una villa a due piani, oltre a quello seminterrato, composta da dieci vani, per una superficie abitabile di 370 mq., ubicata nel comune di Guardavalle, luogo dove la coppia di quarantenni risiede.

Il Tribunale di Catanzaro ha, così, accolto la proposta avanzata nel 2005 dal Questore Romolo Panìco di applicazione della mirata misura di prevenzione patrimoniale per la quale la parte interessata si era costituita, tramite i propri difensori, in giudizio.

A nulla sono però valse le consulenze tecniche e la documentazione depositata a favore dei coniugi da parte dei loro legali.

L’Autorità Giudiziaria ha infatti ritenuto che ci fossero tutte le condizioni richieste dalla legge per disporre il provvedimento a fronte degli accurati accertamenti patrimoniali compiuti dagli investigatori.

Inoltre, sono apparsi deboli e poco convincenti gli elementi portati avanti dalla difesa che avrebbero dovuto giustificare la sproporzione tra il valore del bene sequestrato, circa 70.000,00 euro, ed il reddito familiare dichiarato.

Dalle indagini della polizia è risultato che gli ALOI nel 1996, anno in cui la casa è stata acquistata, godevano di una rendita economica assai modesta ed incapace di assicurare un “ordinario” tenore di vita per un nucleo familiare composto da quattro persone.

Appare, inoltre, del tutto ingiustificata la disponibilità dell’uomo della somma di 10 milioni di vecchie lire utilizzati per costituire una ditta che gli avrebbe consentito questa spesa, anche perchè tali introiti si riferirebbero ad un periodo diverso da quello preso in esame finora.

Infine, l’Aloi ha prodotto all’Autorità Giudiziaria un titolo riguardante una vincita al totocalcio per una somma di 64 milioni di lire avvenuta nel 1991.

In questo caso il Tribunale si è espresso in maniera inequivacabile, asserendo che “costituisce ormai da decenni prassi invalsa negli ambienti delinquenziali la ricerca di schedine vincenti da acquistare al fine di precostituirsi, in vista di un eventuale sequestro, un titolo auspicabilmente giustificativo della provenienza di denaro o di beni di cui, diversamente, non si sarebbe in grado di indicare la benchè minima modalità acquisitiva o fonte di derivazione”.

Altre anomalie riscontrate, con testimonianze discordanti e dichiarazioni poco plausibili, hanno creato un quadro di elementi indiziari tale da far ritenere che il fabbricato sia stato effettivamente acquistato con denaro, frutto di attività criminali, così come evidenziato dagli accertamenti della Polizia.

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Redazione

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