Bar Mangialavori

BIG FISH

Un Catanzaro amorfo perde al Luigi Razza di Vibo Valentia. Tifoserie sorelle per uno spettacolo dove i vincitori e i vinti si uniscono in un mega-abbraccio.
di Giuseppe Mangialavori

Si spera sempre che il domani ti porti belle novità, si “spera”. Verbo inflazionato oramai da tempo in quel di Catanzaro. Verbo che non trova porti felici di serenità. L’unico approdo di Domenicali & C. di ieri, la sconfitta.

 

Calendario alla mano, i quattro punti da recuperare dalle posizioni utili per la disputa dei playoff, non costituirebbero un’impresa titanica se ci si trovasse innanzi ad una squadra dalle prestazioni costanti. Ma questo Catanzaro non assomiglia affatto a quello visto nelle sei vittorie consecutive. E non inganni la doppia rimonta autografata “Bueno-Cunzi” sistematicamente vanificata dai padroni di casa. Le tre reti di una Vibonese a “tutto Campo” esternano la forte personalità del team vibonese e mettono in risalto la pochezza di un Catanzaro privo di idee e con un centrocampo al bromuro, incapace di dettare tempi o di porre rimedio alle sfuriate avversarie. Il prezioso apporto del solito Bueno e del volenteroso Cunzi, è stato puntualmente vanificato con una tempistica da far paura. Un botta e risposta che non permette di vantare nessuna attenuante al team giallorosso.

 

Le “sei vittorie” hanno solo  placcato di speranza una stagione che ad un certo punto aveva fatto sperare in qualcosa di importante ma nella sostanza “rischia” di rimanere anonima. Si parla al passato perché la realtà è questa e si spera di sbagliare.

Anche chi scrive è colpevole di grave cecità nell’aver esaltato oltre modo il periodo post-natalizio, ma a questo punto c’è qualcosa che non quadra. Seppur priva di elementi vitali per le strategie di Domenicali, la squadra delle vittorie a suon di gol, palesava rabbia e fame. Basta ricordare la non esaltante vittoria di Rende (che ieri ha rifilato quattro sberle all’Andria). Non è che Siclari&C. avessero fatto vedere granchè in campo, eppure avevano voglia di vincere, di lottare. Dalla gara contro il Lamezia, la nuova palingenesi, mascherata dal 90° di Cassino. Quale il vero Catanzaro? Perché questi cambi di umore? Perché?

 

Sei battaglie alla fine del torneo, con il serio rischio che di lì a poco si inizi a parlare della solita necessaria, salutare “programmazione” con i soliti propositi per un torneo di vertice nella stagione 2007/2008 (di C2!!!!!!).

La solita “menatona” della situazione societaria, delle “colpe”, degli investimenti, dalla classe imprenditoriale di Catanzaro, del “notissimo” imprenditore che sarebbe interessato ecc. ecc., del “mercato” sperando che non sia quello ortofrutticolo, visti i numerosi prestiti e contratti non meglio resi noti da chi di competenza.

 

E’ pur vero che il tifoso deve pensare a sostenere la squadra senza rendersi partecipe di pericolosi protagonismi o, peggio, di giudizi affrettati, ma è difficile tenere a bada l’ira, soprattutto quando quest’ultima è figlia della disillusione. Forse sarebbe meglio non promettere. Il Catanzaro non è un nome come tanti altri. Immaginiamo cosa sarebbe accaduto se la Juventus in B avesse patito pene simili a quelle giallorosse… Catanzaro ha una storia (calcistica e non), anche se l’acronimo è “F.C.”.

La squadra subisce una strana involuzione che non è di certo figlia del mistero. Cinque, sei elementi, ieri erano irriconoscibili. Le cause e le patologie, sono patrimonio solo degli addetti ai lavori che dovranno fare di tutto per guarire i ragazzi da questa inspiegabile, rinata apatia. La prima frazione di gioco, come oramai accade sin dal derby malamente perso in casa, viene sistematicamente non giocata e regalata all’avversario (perché non si pone rimedio?). La fragilità caratteriale è una nuova scoperta dopo la resurrezione durata più di due mesi che sembrava allontanare gli spettri. E a proposito di spettri, si spera che le sei vittorie (purtroppo) antico ricordo, non siano servite solo per allontanarsi dalla parte destra della classifica… sarebbe molto grave.

 

Si pretende un rinnovato impegno da parte di chi ha il dovere di dare il massimo e le bacchettate sono sempre costruttive, visto che le carezzine e le pazienti attese sono state nuovamente tradite. I Tifosi, ieri in quel di Vibo Valentia hanno fatto il proprio dovere/piacere. Hanno sostenuto la squadra e hanno fraternizzato con la stupenda tifoseria di casa. Parlare di fratellanza sarebbe poco. Cori di reciproca stima e affetto e uno Stadio, il Luigi Razza, interamente giallorossoblu con tutti i settori affollati da entrambe le tifoserie.

 

Che spettacolo! Anche dopo la gara alcuni sostenitori di entrambe le compagini si recavano insieme al bar per commentare serenamente la gara. Insomma una festa che rasenta l’utopia. Questo si che è sport. Il merito va alla stupenda ospitalità di Vibo Valentia e all’altrettanto immensa tifoseria ospite.  Lo sconfitto di ieri? Non i tifosi giallorossi, ma solo Il Catanzaro di Domenicali che ha il dovere di replicare vittoriosamente sin da subito, sin dalla gara contro il Sorrento, per sperare di non vanificare le belle cose fatte vedere a sprazzi, in un torneo dai valori mediocri.

 

Il “Big Fish” continua… i cinefili capiranno l’antifona. Non mi riferisco alla prima giornata del nuovo mese…(visto com’è andata a finire, non si tratta di un semplice “pesce” ma di un cetaceo dalle dimensioni impossibili). Mi riferisco ad un modo di fare che banalizza il trascorrere del tempo e non rispetta quest’ultimo. Sarebbe ora di tirare una volta per tutte gli attributi e sostanziare quel nome da tutti amato, CATANZARO, con i fatti che tanto mancano oramai da tempi lontani. Noi non ci arrenderemo neanche alle favole, sperando che la fede dei giusti prima o poi venga premiata. (Possibilmente prima!)

 

Giuseppe Mangialavori

 
 
 
 
 
 
 
 

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Giuseppe Mangialavori

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