UNICZ – Presentato rapporto 2006 dell’Osservatorio sulla funzionalità delle ASI

Analizzare i cambiamenti in atto nella sanità italiana secondo l’approccio economico-aziendale, valutando così i riflessi delle scelte adottate dalle singole aziende sanitarie sulla funzionalità del sistema sanitario nel suo complesso. Questo lo scopo del rapporto dell’Osservatorio sulla funzionalità delle Aziende Sanitarie Italiane del Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale (Cergas) dell’Università Luigi Bocconi di Milano, presentato, questa mattina, al Campus universitario di Germaneto, nell’ambito delle attività del Dottorato di Ricerca in Economia e Management in Sanità  dell’Università Magna Græcia.
Il sistema sanitario continua a mostrare uno stato continuo di evoluzione e la costante ricerca di soluzioni disegnate per le specifiche esigenze locali. Ricerca dell’equilibrio economico finanziario, intensificazione degli interventi di “ingegneria istituzionale”, caratteri sempre più marcati di regionalizzazione, nella duplice accezione di differenziazione interregionale e di accentramento di decisioni strategiche e funzioni normative, diffusione e consolidamento dei sistemi gestionali, ampliamento della gamma di strumenti manageriali: questi alcuni dei risultati emersi dal rapporto Oasi 2006, che vede xml:namespace prefix = st1 ns = “urn:schemas-microsoft-com:office:smarttags” / la Calabria in posizione negativa per quanto riguarda il tasso di fuga dei pazienti che decidono di andare fuori regione a curarsi e la durata media in carica dei direttori generali, così come anche era stato rilevato durante il rapporto dello scorso anno. Nei tassi di turn over dei direttori generali la Calabria risulta essere la regione più instabile e fuori media, differenziandosi nettamente da tutte le altre regioni italiani, con una durata media della carica di un anno e sei mesi, mentre la media nazionale è di tre anni e sei mesi.

“Nel rapporto Oasi di quest’anno – ha detto il professor Riccardo Viganò, Responsabile scientifico del Dottorato di Ricerca in Economia e Management in Sanità – è stata fatta un’analisi storica più approfondita nella quale emerge, e questa è una novità, che il sistema sanitario si muove molto rapidamente. Ma emerge che le esperienze delle diverse regioni non sono sempre nella stessa direzione. In alcuni casi ci sono degli spunti positivi che emergono in termini di riduzione di posti letto ma maggiore qualità dell’offerta, in altri casi invece la spesa continua  crescere e crea delle problematiche notevoli. D’altronde – ha proseguito il professor Viganò – esistono dei problemi di fondo e in questa regione, in particolare, l’emigrazione sanitaria è ancora troppo forte e questo rappresenta un disagio, una riduzione della qualità della vita, un costo, perchè le risorse che vengono assegnate diminuiscono, comportando d’altra parte una serie di effetti dei quali forse non tutti ne sono a conoscenza. In Calabria ci sono degli elementi positivi perché esiste un interesse da parte di alcuni centri a migliorarsi. Noi qui nel Campus ne abbiamo un esempio eclatante con la grande struttura sanitaria che qui opera e che può essere un elemento trainante per l’intero sistema”.

C’è bisogno, infatti, di strutture di governo più stabili; dal rapporto – conclude il professor Viganò -emerge che in particolare nella situazione calabrese la dirigenza dura pochissimo con avvicendamenti continui forse non sempre dettati da esigenze aziendali quanto da altri tipi di esigenze che incidono ed influenzano. Questo è un elemento negativo perché nel momento in cui bisogna individuare un percorso di crescita il ricambio continuo degli organi di governo produce l’immobilità.”

Il panorama della Sanità in Italia e i principali risultati del rapporto Oasi sono stati affrontati dal professor Eugenio Anessi Pessina e dalla dottoressa Elena Cantù del Cergas dell’Università Bocconi di Milano.

“La cosa che emerge in maniera chiara- ha detto il professor Pessina – è che il sistema sanitario si muove molto, nel senso che, se si guarda, ad esempio, al numero di posti letto, si può vedere che questi erano 300mila nel 1995 per diventare poi 200mila nel 2004. Questo significa che in questi 10 anni il sistema è cambiato tantissimo. Ed è molto difficile gestire un sistema di questo tipo, perché è un sistema complesso di per sé,  che in più sta cambiando. Sui dati locali la cosa più evidente è questa velocità molto forte di turnazione dei direttori generali.  Secondo noi in questa situazione generale in cui le aziende stanno cambiando velocemente la figura del direttore generale è una funzione critica, un direttore generale che c’è ed ha prospettive di stabilità e che può crearsi intorno un gruppo di persone che lo aiutino a gestire, è un direttore che può cambiare il funzionamento, un direttore generale che arriva e dopo poco tempo va via è un direttore che sarà ininfluente.”

Il professor Pessina ha sottolineato come su un numero complessivo di 793 unità che hanno ricoperto la carica di direttore generale, 201 lo sono stati per un anno, 128 per due anni, 76 per tre anni, 80 per 4 anni e 95 per 5 anni. Un dato significativo è che comincia  a popolarsi il gruppo di direttori (quelli che rientrano nel gruppo dei tre, quattro e cinque anni) che ricoprono la carica in più regioni, spendendo così la propria esperienza in contesti diversi.

Il Sistema Sanitario Nazionale mostra un elevato tasso di innovazione manageriale, con una continua ricerca e sperimentazione di soluzioni non preconfezionate, ma disegnate per le

specifiche esigenze locali. Nel sistema resta centrale la preoccupazione per l’equilibrio economico-finanziario. Il Rapporto 2006, in particolare, segnala da un lato l’ampiezza dei disavanzi 2005 nonché la revisione in aumento di quelli pregressi, dall’altro le difficoltà di decollo del federalismo fiscale con le resistenze regionali all’aumento delle aliquote tributarie e il parziale ripiano dei disavanzi da parte dello Stato

A partire dal 2002 si sono intensificati gli interventi di «ingegneria istituzionale» in una triplice accezione: accorpamenti e scorpori di ASL e AO; introduzione di nuovi soggetti giuridici (fondazioni, società della salute, enti per i servizi tecnico- amministrativi

di area vasta, società miste pubblico-privato); interventi sui meccanismi che legano le diverse aziende (programmazione, contrattazione, coordinamento a livello di macroarea o area vasta). Innovazioni di natura istituzionale si rilevano anche all’interno delle aziende, per esempio con l’introduzione o il rafforzamento dei comitati di direzione e con la qualificazione del distretto quale articolazione del governo aziendale.

Il sistema sanitario manifesta caratteri sempre più spiccati di regionalizzazione, nella duplice accezione di differenziazione interregionale e di accentramento a livello regionale di decisioni strategiche e funzioni amministrative. Nel Rapporto 2006 la differenziazione

interregionale emerge per esempio dalle modalità di copertura dei disavanzi , dal peso e dalle caratteristiche delle strutture private accreditate ; dai sistemi di finanziamento delle aziende; dai modelli di long-term care per anziani non autosufficienti; dalle linee

guida regionali su contabilità analitica e risk management. L’accentramento regionale, d’altra parte, si rileva per esempio dall’ampia diffusione, nei sistemi regionali di finanziamento, di tetti o target di volume o di spesa per prestazioni tariffate oppure dall’importanza assunta, in molte linee guida regionali per la contabilità analitica, dalla finalità di generare flussi informativi metodologicamente omogenei verso la regione.

Oltre all’elevato tasso di innovazione manageriale, va segnalato come molte aziende si stiano dimostrando sufficientemente mature da tornare sui propri passi per correggere e consolidare soluzioni inizialmente progettate e realizzate in modo inefficace.

La fase iniziale del processo di aziendalizzazione si era fisiologicamente focalizzata su pochi e precisi strumenti manageriali (in particolare i sistemi di programmazione e controllo), finendo però per sovraccaricarli di finalità. Nel tempo le aziende hanno quindi ampliato il portafoglio degli strumenti manageriali, correlandoli a specifici fabbisogni di governo. Nel Rapporto 2006 si trovano così riferimenti a risk management, outsourcing, revisione degli assetti tecnico-logistici delle strutture ospedaliere in base all’intensità di cura, protocolli diagnostico-terapeutico-assistenziali (PDTA) e governo clinico, pianificazione e gestione strategica, forme di lavoro atipiche, utilizzo della leva retributiva e programmi di fidelizzazione per fronteggiare la carenza di infermieri, bilancio sociale, soluzioni informatiche orientate all’integrazione delle aree amministrativo-contabile e clinica, project finance.

A conclusione della giornata la tavola rotonda su “Nuove tendenze nelle strutture di governo”, moderata dal dottor Corrado Cuccurullo, ricercatore in Economia Aziendale dell’Università Magna Græcia. Sono intervenuti il professor Antonio Viscomi dell’Università Magna Græcia di Catanzaro, la dottoressa Anna Rosalba Buttiglieri, direttore generale dell’Azienda ospedaliera universitaria “Mater Domini” di Catanzaro, il dottor Pietro Caligiuri, direttore generale della Fondazione “Tommaso Campanella”, la dottoressa Angela Di Tommaso, direttore generale dell’Asl 6 di Lamezia Terme, il dottor Pasquale Clericò, direttore generale dell’Asl 7 di Catanzaro, il dottor Domenico Crupi, direttore generale del Dipartimento Tutela della salute, politiche sanitarie e sociali della Regione Calabria.

Negli interventi la grande sfida che attende la Calabria per la modernizzazione e lo sviluppo del sistema sanitario, attraverso la capacità manageriale di assumere modelli gestionali ben definiti, fissare obiettivi precisi, per la razionalizzazione e la riorganizzazione di tutto il sistema.

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Redazione

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