Le inchieste di Ulixes. Verdoliva: lo stadio dimenticato

IMPIANTO SPORTIVO  “ FRANCESCO VERDOLIVA” NEL QUARTIERE GAGLIANO

Specchio del degrado della periferia nord 

di Vincenzo Capellupo

 

Qualcuno per pietà o per vergogna ha deciso di cancellare con uno spray nero dalla targa, posta all’ingresso dell’impianto sportivo, la dicitura:  “ Comune di Catanzaro ”. L’offesa era eccessiva sia per i cittadini del capoluogo di regione,  sia per lo sportivo a cui la struttura è intitolata.

Stiamo parlando del Campo Sportivo Polifunzionale Francesco Verdolina del quartiere Gagliano o forse, per meglio dire, di quello che era e che ora è diventato.

 Il degrado, la non integrazione, la non sistematicità e l’insostenibile assenza delle istituzioni, tipici di questo quartiere della periferia nord, trovano qui  la sintesi perfetta.

Già per arrivare al campo si affronta una strada che se pur rifatta ogni anno, chissà per quale interesse, è sempre rotta e con l’asfalto sbriciolato. Nell’antistadio si nota in bella mostra, una carcassa d’auto bruciata, con la targa ancora leggibile, ormai elemento paesaggistico naturale, con buona pace dei residenti che ne hanno chiesto la rimozione;  ed ancora una pensilina dell’AMC divelta dal vento e un insostenibile sudiciume con immondizia sparsa qua e là e tra questa pare ci sia, anche, del pericolosissimo eternit.

I saccheggi e la negligenza hanno portato,  immediatamente dopo l’inaugurazione avvenuta circa cinque anni fa, in seguito ad  anni di interminabili lavori, al deterioramento e al furto di migliaia di euro di materiale sportivo. Il tutto  nel più completo disinteresse dei soggetti preposti, muti anche a seguito di denuncie e richieste di risposte, come nel caso del furto  delle porte da gioco del rugby Catanzaro, del valore di tremila euro circa, per altro pagate dallo stesso Comune.

Oggi l’assenza della più di minima sorveglianza e manutenzione ha fatto il resto: gli spogliatoi ed i magazzini sono liberamente accessibili a tutti con porte divelte e serrature rotte; il sudiciume all’interno è massimo; l’acqua piovana, entra  dalle crepe dei soffitti e fa crescere una florida vegetazione e non è difficile trovarvi dentro qualche randagio che ha fatto del luogo la sua dimora;   i vetri delle finestre sono quasi tutti rotti e vandali nella loro barbarie, hanno provato a sradicare dai muri a colpi di piccone, anche, le grate delle finestre. In uno spogliatoio in particolare, al continuo scorrere dell’acqua per le tubature rotte si unisce la presenza di fili elettrici nudi che potrebbero risultare fatali a qualcuno. I resti del materiale sportivo sono fradici, accatastati fuori e gettati nelle campagne circostanti. La sede dell’AS Gagliano è stata data alle fiamme. L’infermeria è stata oggetto di saccheggi e l’armadio dei medicinali è ormai vuoto fatta eccezione per il fondo di una bottiglia. La centralina elettrica, nella sua pericolosità, è esposta agli agenti atmosferici ed all’arbitrio di chi decide di accendere o spegnere le luci, con spese per la collettività.

Passando al terreno di gioco qui il peccato è stato all’origine: è evidente  l’errore nella progettazione del manto  che risulta palustre alla prima pioggia e desertico con il primo giorno di sole; insomma un campo da ortaggi che oggi qui crescono rigogliosi. La pista di atletica inizia a sgretolarsi e la struttura per il lancio del peso si è già accartocciata su se stessa per fortuna senza mietere vittime. Le panchine sono state divelte dal vento un paio di anni addietro durante una partita di calcio e quella volta per puro miracolo non ci scappò il morto.

Visitare questo vecchio santuario dello sport  mette i brividi; è un cimitero in cui risuonano le battaglie passate, le vittorie, le sconfitte, le gioie, i dolori: le vite.  La vergogna si unisce all’indignazione per una barbarie drammatica e sistematica.

Il campo ha accolto per circa cinque anni, moltissimi atleti e decine di società sportive, che già da tempo avevano segnalato l’inadeguatezza nella gestione del bene pubblico. Molte di queste società sportive attualmente, a causa anche dell’inagibilità di altre strutture cittadine  sono costrette a chiudere o andare ad allenarsi fuori dal comune di Catanzaro. Qualche altra società incurante dell’inagibilità della struttura, continua pericolosamente ad utilizzare l’impianto.
 E’ sempre  più difficile fare cultura e sport a Catanzaro.
 E’ sempre più difficile vivere a Catanzaro.
Occorrono,  finalmente, risposte serie affinchè l’integrazione  delle zone a rischio  con il resto della città, passi attraverso una rinnovata programmazione di sistema che non escluda le diverse peculiarità territoriali.

 

Autore

Redazione

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