Le carte di Piazza Fontana e il valore della memoria: un appello

Il 7 Novembre del 2006, il Corriere della Sera ha lanciato un preoccupato allarme sulla sorte degli atti del processo di Piazza Fontana. Questi atti, che contengono le istruttorie, centinaia di fotografie, gli interrogatori, le deposizioni di tanti protagonisti e ogni altra carta rilevante (di cui rappresentano l’originale e l’unica copia esistente), rischiano di deteriorarsi, di finire prima o poi al macero, di divenire più probabilmente inservibili. Per tali ragioni, il Tribunale di Catanzaro ne ha deciso la digitalizzazione, oltre che un riordino logico e cronologico che sopperisca alla confusione in cui versa la loro attuale conservazione.

Fin qui tutto bene. I problemi nascono quando il Ministero della Giustizia stanzia 50 mila euro per l’operazione e le ditte che partecipano alla gara d’appalto chiedono ben 85 mila euro. Ciò avveniva nove mesi fa e da allora tutto tace; il tempo passa e la situazione comincia a divenire, per l’appunto, preoccupante.

La strage di Piazza Fontana ha segnato in modo indelebile la vita dell’Italia democratica. Il figlio del giudice Alessandrini la definisce il nostro 11 settembre e non senza qualche ragione. Da quel tragico attentato niente fu come prima, quella strage non è solo l’inizio di venti anni di sangue ma ne rappresenta anche una delle cause scatenanti.

Non è possibile, in questa sede, richiamare tutto quello che scaturì direttamente e indirettamente da Piazza Fontana. Ma ci preme rammentare che il primo processo per Piazza Fontana, da subito apparso come il più rilevante della storia repubblicana, fu spostato dalla sua sede naturale, Milano, ad altra sede, Catanzaro. E a Catanzaro l’Italia non incontrò la riproduzione periferica del porto delle nebbie, ma si imbattè in giudici attenti e preparati che seppero compiere qualche passo verso la verità e spazzarono definitivamente via le menzogne con cui si era tentato di incolpare della strage Pietro Valpreda e gli anarchici.

Con Piazza Fontana l’Italia perse l’innocenza residua e iniziò un lungo e tormentato viaggio nella scoperta della violenza, della paura, dei depistaggi, dei servizi segreti deviati e della fragilità della democrazia. Conservare memoria di quegli avvenimenti è un dovere delle istituzioni, come è un dovere delle istituzioni rendere fruibili quei dati che potrebbero un giorno servire a pronunciare finalmente una verità giudiziaria su quella strage. Per questo riteniamo che non spetti a privati cittadini o a singole associazioni raccogliere i soldi indispensabili perché non sparisca un pezzo della storia italiana, ma al contrario crediamo che sia compito primario ed ineludibile delle istituzioni pubbliche intervenire per evitare che ciò accada.

Con il processo di Piazza Fontana l’Italia scoprì Catanzaro e la Calabria. Le immagini in bianco e nero di quei vecchi telegiornali servirono a portare Catanzaro al centro della vita nazionale e resero per sempre chiaro il contributo che i luoghi più periferici potevano dare allo sviluppo del Paese se adeguatamente coinvolti. Per questo crediamo che il compito di salvare la memoria di quel processo ricada principalmente sulle istituzioni calabresi. Il Comune di Catanzaro, la Provincia di Catanzaro e la Regione Calabria hanno l’occasione storica di dimostrare la propria sensibilità democratica e la loro capacità di perseguire direttamente e autonomamente l’interesse pubblico. Una occasione storica che costa solo quindicimila euro a testa.

Servono trentacinquemila euro per salvare la dignità di un Paese e conservare la memoria. La nostra e quella delle istituzioni pubbliche. E senza dignità e senza memoria non c’è nessuna società possibile, non c’è nessun valore da condividere, non c’è nessun progetto da costruire.

Si deve intervenire e si deve farlo subito. Altracatanzaro chiede che a farlo siano il Comune di Catanzaro, la Provincia di Catanzaro e la Regione Calabria e chiede che il Ministero della Giustizia proceda il più rapidamente possibile a predisporre un nuovo bando ove questo, come crediamo, fosse necessario.

Chiunque voglia aderire a questo appello può farlo scrivendo info@altracatanzaro.it.

Autore

Redazione

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